Politica

SFIDA a DUE

di Domenico Pecile -


È stato il battesimo, il primo vero scontro politico, di quello che si preannuncia come un lunghissimo, diuturno duello tra i segretari politici dei due principali partiti: il premier Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia ed Elly Schlein per il Pd. Una stretta di mano veloce, un sorriso di circostanza, una stretta di mano doverosa e un augurio reciproco di buon lavoro più da noblesse oblige che da autentico auspicio, non sono bastati a fugare l’impressione che i fioretti lasceranno o hanno già lasciato il posto alle sciabole. Primo terreno di scontro è stato il question time alla Camera. La Schlein – prendendo definitivamente le distanze da quelle che aveva giudicato posizioni buoniste di Bonaccini nei confronti del capo del Governo – ha fatto subito capire che il Pd ha imboccato la strada dell’opposizione dura e pura. Confermando in questo modo la svolta a sinistra sancita dalla sua vittoria al recente congresso nazionale. Una svolta e una dichiarazione d’intenti che la Schlein ha riassunto in queste parole: “In cinque mesi avete dato prova di incapacità, approssimazione e irresponsabilità. Prima con il decreto rave, poi con la guerra alle Ong, ora con i figli delle coppie omogenitoriali. La vostra propaganda sta sfumando”. Ma è sul salario minimo che il confronto si è incendiato. Il premier ha ribadito il suo no all’introduzione di un salario minimo legale, sostenendo che “per paradosso” potrebbe generare per i lavoratori condizioni peggiori di quelle di oggi”, favorendo tra l’alto “le grandi concentrazioni economiche”. E dopo avere accusato i precedenti governi per il calo degli stipendi medi in Italia negli ultimi 30 anni Meloni ha rivendicato di avere già “dato segnali per invertire la rotta”, ricordando le misure a sostegno del potere di acquisto e il taglio del nucleo contributivo e l’aggiunta di un ulteriore punto per i redditi più bassi. “Sono primi passi – ha aggiunto – verso l’obiettivo di aumentare i salari dei lavoratori garantendo retribuzioni dignitose”. E una vera e propria standing ovation e un lungo applauso dai banchi della maggioranza si sono levati verso la Meloni quando il premier aveva sottolineato che “Chi ha governato l’Italia ha reso più poveri i lavoratori”. Immediata la replica della leader del Pd: “Abbiamo presentato una proposta per il salario minimo così come le altre opposizioni ma le avete bocciate. Approviamo subito un salario minimo e un congedo parentale (“Sui congedi parentali sono sempre disponibile a confrontarmi e a discutere”, dirà in seguito il premier) di sei mesi, noi ci siamo. Avete colpito e quasi affondato “opzione donna, i vostri veri punti di forza” sono la propaganda su rave, immigrasti, condoni e guerra alle Ong. Poi, l’affondo, che ha quasi il sapore di un comizio: “Lei oggi è al Governo, ci sono io all’opposizione, non è più tempo di dare la responsabilità ad altri, spetta a voi dare risposte agli italiani. Lei dice di no e rinvia a soluzioni incerte che risulteranno tardive e inadeguate”. La Schlein ha poi affrontato il tema del lavoro più in generale. “Bisogna limitare – ha aggiunto – i contratti a termine, in Europa il suo partito ha votato a favore della direttiva che propone un salario minimo”. Per poi ammettere. “I salari sono diminuiti, è vero, ma non si nasconda dietro a un dito se fosse bastata la contrattazione collettiva non avremmo lavoratori pagati sotto la media dei paesi europei. Sono raddoppiati i contatti collettivi, sono 992, ma solo pochi sono firmati dai principali sindacati, la nostra proposta vuole rafforzare la contrattazione collettiva ma fissare anche una soglia che dia risposta a chi vede calpestata la sua dignità. In cinque mesi siete andati nella direzione opposta e sbagliata: più voucher, volete estendere i contratti a termine, lo spieghi al 62 per cento dei lavoratori sotto i 24 anni che non posso no costruirsi un futuro”. La Meloni ha controreplicato che “l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui tra il 1990 e il 20209 il salario medio annuale è diminuito mentre negli altri Paesi dell’Occidente cresceva. E gli interroganti del Pd, con una sincerità che fa loro onore, fanno notare che la quota di Pil destinata a salari e stipendi è diminuita più che negli altri Paesi industrializzati”. Fine del primo round. Né vincitori né vinti, per adesso. Ma soltanto un assaggio vero di quello che saranno i prossimi macht in aula e non solo, con la certezza che ormai lo scontro politico che conta nei prossimi anni sarà retaggio soprattutto delle due leader.

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