Cronaca

Sgominato il clan Mallardo, 25 arresti a Napoli

di Giovanni Vasso -

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La Dia dà scacco al Sistema. Il reggente, già condannato per omicidio e ai domiciliari in Piemonte, sfruttava certificati medici falsi per gestire gli affari sul territorio

Colpo al Sistema, sgominato il clan Mallardo a Napoli. La Direzione investigativa antimafia del capoluogo campano ha notificato questa mattina 25 ordinanze di custodia cautelare, 17 in carcere e otto ai domiciliari. Tra gli indagati c’è il presunto reggente della consorteria criminale egemone a Giugliano in Campania, che avrebbe organizzato summit di camorra mentre era ristretto agli arresti domiciliari. L’elenco delle ipotesi di reato di cui dovranno rispondere, a vario titolo e in differenti posizioni, i 25 indagati è lunghissimo: si va dall’associazione a delinquere di stampo camorristico fino all’estorsione, detenzione e porto abusivo d’arma da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Le indagini degli investigatori hanno ricostruito l’organigramma del clan Mallardo. La Dia ha scoperto che il presunto reggente, con la scusa delle cure odontoiatriche, riusciva a tornare con una certa regolarità nell’area nord della provincia napoletana e a coltivare il rapporto col territorio e con le altre consorterie camorriste riunite nell’Alleanza di Secondigliano, il cosiddetto “Sistema” in cui i Mallardo sono perfettamente inseriti. L’uomo, condannato a trent’anni per omicidio, aveva ottenuto di scontare la pena ai domiciliari in un Comune del Piemonte per ragioni di salute. Ma gli era stata riconosciuta la possibilità di tornare a Giugliano, il “fortino” dei Mallardo, per sottoporsi a interventi medici presso un dentista della zona. Che è finito indagato anche lui perché accusato di aver fornito certificazioni false, utili al presunto ras per giustificare la sua presenza a Nord di Napoli per alcuni giorni al mese. Tempo che l’uomo avrebbe utilizzato in maniera più che proficua, incontrando affiliati, alleati e altre famiglie del territorio. Avrebbe inoltre gestito il racket dei cantieri edili a Giugliano e sul litorale nord, da Licola a Varcaturo e Lago Patria. I soldi, debitamente custoditi in una cassa comune, venivano utilizzati anche per sostenere economicamente le famiglie dei detenuti afferenti al clan.

Per gestire in maniera puntuale gli affari del clan, il presunto reggente si sarebbe avvalso dell’aiuto di alcuni dei suoi familiari, in particolare della moglie, di una sorella e di un cognato. Nonostante la lontananza da Giugliano, era riuscito a imporsi sullo scenario criminale stroncando la fazione scissionista del gruppo delle Palazzine, che voleva gestire da sé il traffico di cocaina, sganciandosi dalla “casa madre” dei Mallardo.  

L’operazione della Direzione investigativa antimafia di Napoli assesta un colpo importante a una delle più importanti organizzazioni camorriste della città. I Mallardo, infatti, oltre a essere “confederati” con i Liccardi e i Contini nel sodalizio dell’Alleanza di Secondigliano, vantano rapporti anche con le cosche casertane e coi casalesi vicini a Bidognetti, le famiglie storiche dei Nuvoletta e dei Polverino di Marano di Napoli. Soprattutto hanno dimostrato una vocazione imprenditoriale di tutto rispetto, che li ha portati a reinvestire in tutta Italia i proventi dei traffici classici della camorra, cioè del racket e del traffico di sostanze stupefacenti. Inoltre, secondo la Dia, i Mallardo avrebbero già dimostrato un’importante capacità di infiltrazione nella cosa pubblica dove si sarebbero “specializzati” nella turbativa d’aste e nella lottizzazione abusiva. 


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