Attualità

Sì alla Costituzione ma no all’ideologia

di Redazione -


di FRANCESCO DA RIVA GRECHI
La gip di Milano Alessandra Di Fazio ha disposto l’archiviazione, come chiesto dal sostituto PM Giovanni Polizzi, dell’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio, a carico, tra gli altri, dell’eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza, dell’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca, del consigliere lombardo del Comitato Nord Massimiliano Bastoni, della consigliera comunale milanese di Fratelli d’Italia Chiara Valcepina e di Roberto Jonghi Lavarini, detto “il barone nero”.
Che dire? Le reazioni della stampa pedagogica della sinistra, orfana della questione morale, non si sono fatte attendere, però tutte di indirizzo ideologico, senza nessuna cura per la funzione di raccontare le notizie, nel rispetto della verità, processuale prima ancora che giornalistica. La democrazia è, e deve essere “riconciliazione”, perché c’è del vero quando si afferma che la menzogna su una guerra civile ha molto a che vedere con il tradimento e un frettoloso addio alle armi, al passato, finanche alla libertà dell’Italia sovrana.
Lunga vita alla dinastia Savoia, la più antica d’Europa, e riposi in pace Vittorio Emanuele, nato per sedersi su un trono, che per prima la sua stessa famiglia ha abbandonato al popolo repubblicano. La democrazia esiste comunque nello stato, nelle istituzioni, nel governo, nel parlamento repubblicano, ma il consenso è autentico e democratico quando si avvicina all’auto – governo, alla prossimità, alla rappresentatività che unisce governanti e governati in uno spirito solidale, coeso, dove c’è fiducia, sicurezza e anche prosperità.
Per rafforzare questo spirito si chiede alla magistratura di contrastare le tentazioni di revisione storica, da qualunque lato ci si voglia porre, di guardare solo ai reati e di guardarci prima di rovinare tante carriere politiche, anche se queste rovine dipendono in larga misura da certa stampa e da una tradizione di egemonia culturale dura a morire.
Questa tesi non è di chi scrive, ma della Corte di Cassazione, sebbene limitata al secco invito, rivolto ai giudici di merito, Tribunali e Corti d’Appello, di astenersi da ricostruzioni storiche e di attenersi ai fatti di cui è processo. Il supremo collegio lo ha scritto chiaramente nella sentenza definitiva sulla c.d. “trattativa” tra lo Stato e la Mafia. Chi scrive chiederebbe allora alla magistratura uno sforzo diverso e ulteriore, che sarebbe di enorme e positivo impatto su tutta la cultura politica italiana e soprattutto sulle obsolete tensioni novecentesche che opprimono la vita pubblica, seminando ormai più ignoranza che paura: l’astinenza dalla tentazione, che è anche una vile scappatoia ermeneutica, dell’interpretazione ideologicamente orientata anziché costituzionalmente orientata, perché la nostra costituzione è sicuramente scritta dai partigiani, come diceva Piero Calamandrei agli studenti, ma non è una costituzione ideologica, al servizio di coloro che sono semplicemente di parte, nel senso dell’essere faziosi.
In questo senso si può chiedere alla magistratura di essere migliore, di certa stampa, e di certa politica! E non accada più che la stessa magistratura si possa accusare di essersi posta al servizio di un’operazione politico giornalistica, del tutto inventata, senza la quale, a buon diritto sostiene Roberto Jonghi Lavarini, oggi: “Carlo Fidanza sarebbe ministro ed io sicuramente deputato”.


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