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Si riaccende la polveriera dei Balcani, Capuozzo: “La soluzione? Tutti in Ue”

di Martina Melli -

TONI CAPUOZZO GIORNALISTA


di MARTINA MELLI

Lunedì 29 maggio a Zvecan nel Kosovo del nord, 41 militari Nato, di cui 14 alpini italiani, sono rimasti feriti in un violento scontro contro dimostranti serbi che assediavano da ore la sede del Municipio locale per impedire l’insediamento del nuovo sindaco di etnia albanese. Toni Capuozzo, giornalista, scrittore ed esperto di Balcani, ci aiuta a fare il punto della situazione.

Si riaccende la tensione, cosa sta succedendo?

Intanto non è stata un’esplosione. È una vicenda che montava da tempo, da quando sono state indette le elezioni amministrative del 23 aprile scorso, di fatto boicottate: non c’erano candidati serbi ma solo candidati albanesi e ha votato solo il 3,5% della popolazione. Siamo nella fascia nord del Kosovo (dove i serbi sono la maggioranza), sono andati a votare solo i pochi albanesi e sono stati eletti in tre o quattro località solo sindaci albanesi. Il resto della popolazione che non è proprio andata a votare ha contestato il fatto che questi candidati si insediassero nei municipi. La Nato ha predisposto un corridoio di sicurezza per consentire a questi sindaci di occupare il posto nonostante un così basso consenso, e da lì ci sono stati vari incidenti. Nella notte ci sono stati spostamenti di mezzi blindati…anche la reazione è una risposta militare; il problema è che non si può risolvere per via militare, la Nato sicuramente non è il sistema migliore. Anche solo vedere gli Alpini impiegati in ordine pubblico, fa pensare ci sia qualcosa che non funziona.

È subito arrivata la dichiarazione di Mosca secondo cui la Nato ha causato l’escalation…

Quella è di rigore. Essendoci un conflitto aperto tra Russia e Nato, così come la Nato è felice di creare dei problemi alla Russia e ai suoi confini, la Russia è felice di crearne alla Nato. Il Kosovo è riconosciuto da un’ottantina di Paesi, ossia la metà di quelli rappresentati dalle Nazioni Unite, e tra questi non è riconosciuto dalla Spagna ad esempio, o dalla Grecia, che sono Paesi Nato. È un protettorato Nato, uno Stato che non è riconosciuto da tutti e tanto meno dalla Serbia. Quindi per la Russia, a parte la solidarietà slava ai fratelli serbi, qualsiasi problema alla Nato è benvenuto, anche se la situazione in Kosovo non è estesa e tragica come quella in Ucraina fa lo stesso, ogni problema che si possa creare alla Nato per la Russia ben venga!

Quali precedenti nell’ultimo anno hanno portato alla crisi di lunedì?

I precedenti sono molti, nonostante ci sia stato un accordo a Bruxelles, un incontro di intese solo verbali tra Presidente serbo e Presidente kosovaro, di fatto permane questa volontà kosovara di imporre la propria sovranità in tutto lo Stato. L’ultimo episodio di tensione si è verificato quando sono state stabilite delle targhe uniche per tutto il Paese con l’aquila kosovara, mentre la stragrande maggioranza di cittadini di quella zona è serba e usa targhe della repubblica serba. Dunque non accettavano di vedersi imporre quelle targhe.
È un braccio di ferro continuo, che nasce dal fatto che la pace del ’99, quella successiva ai bombardamenti americani, ha congelato le contraddizioni senza risolverle poiché non si è lavorato politicamente per risolverle. Un altro fallimento europeo. L’unione europea avrebbe dovuto lavorare per far sì che ognuno potesse mantenere le proprie lingue e i propri simboli. Ma nell’Unione europea i confini evaporano, non c’è il problema di piantare bandiere, abbiamo tutti la stessa bandiera blu con le stelle… Dunque c’è un deficit di iniziativa politica che non può portare solo alla supplenza militare della Nato.
Quello che è avvenuto è solamente un momento più brutale di una situazione di tensione che va avanti dal ‘99 quando si è chiuso il decennio di guerre balcaniche, e poi ancora dal 2008 quando il Kosovo ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza, senza però alcun accordo.
E’ interessante notare le doppie morali che ci sono: perché il Kosovo può staccarsi e il Donbass no? Perché la sovranità jugoslava allora era friabile e invece quella ucraina è sacra? Ci sono tutte le incertezze e le doppie morali della comunità internazionale.

Quali sono adesso le prospettive, quale potrebbe essere una soluzione o uno scenario più auspicabile?

A mio avviso l’unica, che rasenta quasi l’utopia, sarebbe l’ingresso in Europa dell’intera regione…un ingresso che in qualche modo faccia evaporare i confini esattamente come sono invisibili oggi quelli tra Italia e Slovenia, Italia e Francia, Italia e Austria. Che renda più vacui i nazionalismi che pure affondano le radici in una vera e propria guerra civile, quella del 99 e ancora prima.
Credo tuttavia non si riuscirà a partorire di più che qualche incontro tra i due Presidenti: da un lato il Kosovo ha tutto l’interesse a non abbassare troppo la tensione, perché questo vuol dire permanenza della missione Nato con tutti i relativi vantaggi che comporta, anche dal punto di vista della sicurezza del Paese. Dall’altro la Serbia non ha intenzione di rinunciare alla Metochia, il luogo dove è nata e cresciuta la sua storia, la battaglia di Kosovo-Polje e quella contro gli ottomani, dove sono tutti i monasteri. È amaro pensare che i monasteri serbi, che altrimenti sarebbero stati rasi al suolo, sono stati protetti dai militari italiani e che in questi scontri sia venuto fuori un elemento di ingratitudine nei confronti degli italiani.


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