Ambiente

Siccità ci risiamo

di Angelo Vitale -


Aumenta sempre più in Italia la sofferenza di fiumi e laghi: è stato raggiunto uno stato di severità idrica “media” in tre dei sette distretti idrografici. E Legambiente rilancia il suo appello al Governo, con 8 proposte per una strategia idrica nazionale non più rinmviabile. Ciò che viene chiesto è un piano unitario, ne hanno parlato anche i ministri Giorgetti e Pichetto Fratin, ma dal Governo non arrivano segnali di una possibile manovra sul fenomeno all’ordine del giorno per tutti i media che raccontano il ritorno dell’emergenza.

 

I laghi e fiumi sono ormai al collasso, quasi in secca come la scorsa estate, in montagna è scarsa la neve. È quanto sta accadendo a metà a febbraio, complici l’aumento delle temperature superiori ai valori di riferimento, le scarse precipitazioni e la ricorrente crisi climatica.

 

Il risultato? Una nuova ondata di siccità, anzi un’emergenza siccità mai finita, con corsi d’acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica “media” nelle autorità di distretto del Po, dell’Appennino settentrionale e dell’Appennino centrale. Preoccupante la carenza di neve, con il 53% in meno sull’arco alpino.

 

Una situazione che chiede mosse urgenti. “Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi, prima di raggiungere il punto di non ritorno – spiega Giorgio Zampetti, dg di Legambiente – . Serve poi una strategia idrica nazionale con un approccio circolare, che permetterebbe di rendere più competitiva e meno impattante l’intera filiera. E non va sottovalutato il contributo della neve per le capacità dei bacini idrografici in primavera e estate, quando vi peserà anche l’uso agricolo. Vanno previste più risorse per il settore idrico, vanno meglio indirizzate quelle del Pnrr”. E Legambiente ricorda pure che l’Italia – con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno – è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’OMS, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni.

 

Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico della Penisola. Secondo il Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico, all’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.

E allora le otto richieste dell’associazione, per una road map idrica che punti alla riduzione dei prelievi e degli usi dell’acqua:
  1. favorire la ricarica controllata della falda, specialmente attraverso le sempre minori e più concentrate precipitazioni;
  2. prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane installando sistemi di risparmio idrico, attraverso misure di desealing in ambiente urbano e con laghetti e piccoli bacini in agricoltura;
  3. rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato, permettere le riduzioni delle perdite di rete, completare gli interventi sulla depurazione;
  4. implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura, accelerando le modifiche normative necessarie;
  5. riconvertire il comparto agricolo con colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti;
  6. ridurre gli sprechi in edilizia con i Criteri Minimi Ambientali;
  7. riutilizzare l’acqua nei cicli industriali, riducendo gli scarichi;
  8. incentivare e defiscalizzare il ciclo idrico, come per l’efficientamento energetico.

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