Ieri rifiuti, domani energia: la Sicilia riparte dai termovalorizzatori
Ieri rifiuti, domani energia: la Sicilia vuole superare l’emergenza e mette sul piatto 800 milioni di euro per due termovalorizzatori. Uno ciascuno per ognuna delle due “capitali” dell’isola: uno a Palermo e l’altro a Catania. Il primo sorgerà a Bellolampo, un tempo tristemente famosa per una delle più efferate stragi compiute dalla banda Giuliano e dove oggi si trovano gli impianti per il trattamento dei rifiuti, interessati nelle scorse settimane da un nuovo investimento, approvato anche dalla Regione Siciliana, relativo alla settima vasca bis della discarica. Il secondo termovalorizzatore, invece, si farà nell’area industriale che circonda il capoluogo etneo. Si tratta di due impianti gemelli. Entrambi, come si evince dalle carte, avranno una capacità nominale di incenerimento stimata in circa 300mila tonnellate di rifiuti residui l’anno. Una quantità impressionante se si pensa che si tratta di strutture in grado di lavorare, a questi ritmi, qualcosa come circa 38 tonnellate l’ora di rifiuti. Ognuno dei due termovalorizzatori avrà assegnata un’area di riferimento. Quello di Bellolampo, per esempio, sarà a servizio delle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta che contano, tutte insieme, 2,31 milioni di abitanti, pari al 47,7% dell’intera popolazione siciliana. All’impianto catanese, invece, toccherà servire il resto della popolazione siciliana, raccolta tra le province di Catania, Messina, Enna, Siracusa e Ragusa. Una platea di ben 2,53 milioni di abitanti pari al 53,3% di tutti i residenti dell’Isola. La vera svolta che, però, il progetto vuol dare riguarda l’energia. Già, perché dal trattamento dei rifiuti la Regione Siciliana punta a ricavare nuova energia da immettere in circolo. Rafforzando, quindi, la vocazione energetica”dell’Isola che, come dimostrano i recenti investimenti, si sta rivelando sempre di più un punto di riferimento necessario per le politiche legate alla produzione di corrente in tutta Italia. Entrambi i termovalorizzatori di Sicilia dovranno avere una capacità termica di ingresso stimata in circa 125 Mw che, stando alle intenzioni dei tecnici, dovrebbe consentire a ciascun impianto di generare potenza per una capacità nominale pari a 25 Mwe. In pratica, dal punto di vista energetico, ogni termovalorizzatore sarebbe autosufficiente e, assorbendo per il suo funzionamento circa il 30 per cento dell’energia prodotta, ne offrirebbe una quantità più che doppia. Che, almeno per il momento, dovrebbe finire venduta sulle reti locali e nazionali. Un doppio obiettivo, ambizioso, per un progetto che verrebbe a costare, complessivamente, qualcosa come 800 milioni di euro. In verità, solo per la costruzione degli impianti, le stime parlano di una cifra che potrebbe essere anche inferiore e pari a circa 600 milioni. A cui, però, andranno aggiunti tutti gli altri costi che comporta il (doppio) maxi cantiere. Complessivamente, i tecnici regionali hanno stimato, per un periodo ventennale, che i costi dell’investimento siano pari, per ognuno degli impianti, a poco meno di 17,4 milioni l’anno per l’acquisto delle aree, a cui andrebbero aggiunti circa diciotto milioni annui di costi di gestione assumendo che, per ogni tonnellata di rifiuti, andranno sborsati circa 60 euro. Infine ci sono i costi di manutenzione che assommerebbero tre milioni di euro l’anno, 60 per il ventennio preso in esame. Insomma, questi sono numeri importanti per un’opera, anzi due, su cui l’amministrazione regionale guidata dal governatore Renato Schifani punta fortissimo per risolvere l’atavico problema legato alla gestione dei rifiuti in Sicilia. Proprio il grande tema dei termovalorizzatori ha contribuito a compattare la maggioranza di centrodestra in seno all’Ars e ha tenuto banco nel summit convocato a Palazzo d’Orleans proprio da Schifani. Su questo progetto, il presidente, che è stato pure nominato commissario ad hoc dal governo centrale, procede spedito. I tempi sono già stati calendarizzati. Nelle scorse settimane, a settembre, è stata conferito l’incarico per la progettazione e i servizi legati alla fattibilità al raggruppamento temporaneo di imprese che si è aggiudicata la gara, gestita da Invitalia. Le imprese coinvolte sono Crew Srl (mandataria), Systra Spa (già Sws Engineering Spa), Martino Associati Grosseto Srl, E.Co. Srl, Utres Ambiente Srl, ing. Corrado Pecora e Ibi Studio Srl. Il valore di questo passaggio, cruciale perché tutto prosegua nel rispetto dei tempi, sta pure nei 14,1 milioni di euro per la progettazione dei due impianti. Il cronoprogramma prevede la consegna dei progetti entro cinque mesi, l’avvio dei lavori nel 2026 e, a distanza di due anni, l’entrata in funzione dei due termovalorizzatori in Sicilia. Che dovrebbero trasformare, in realtà, il sogno di Schifani: dai rifiuti all’energia.
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