Attualità

Sicilia, urne e polemiche Scoppia il caso Ragusa

di Redazione -


di ANNA GIRGENTI
Ennesima prova per i partiti politici nelle regioni d’Italia. Questa volta riguarda la Sicilia ed esattamente 128 comuni che andranno al voto il prossimo 28 e 29 di maggio. Una tornata elettorale, quella nella Isola più grande di Italia, in cui il centro destra dovrà continuare a mostrare i muscoli dopo l’elezione al primo turno del governatore di Forza Italia Renato Schifani e della sua maggioranza. E come in ogni elezione amministrativa che si rispetti, più i giorni passano, più si inaspriscono i toni della campagna elettorale in tutta l’Isola. I maggiori fulmini e saette arrivano dal profondo sud orientale della Sicilia. Ed esattamente da Ragusa. 17 sono le liste in vista delle prossime elezioni amministrative; quattro i candidati a sindaco nel capoluogo ibleo. L’uscente primo cittadino Peppe Cassì è a caccia del secondo mandato. Niente partiti nel suo schieramento ma sole liste civiche: Peppe Cassì Sindaco, Partecipiamo Ragusa Futura, Ragusa Prossima, Ragusa Terra Madre e De Luca per Ragusa. Tra i sostegni incassati da Cassì c’è quello del deputato regionale Ignazio Abbate, nuova Dc, che non appoggia l’alleato unitario di centrodestra. C’è anche quello di De Luca, anch’esso deputato regionale di opposizione che ha scelto di creare una lista in appoggio al sindaco uscente. Per la coalizione di centrodestra invece Giovanni Cultrera, espressione del partito di Giorgia Meloni, scende in campo con tre liste: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Insieme. Il centrosinistra punta invece sul candidato Riccardo Schininà, con una significativa esperienza politica alle spalle, sostenuto da ben cinque liste: Pd, Territorio, Generazione-Demos, Patto per Ragusa e Ri-pensare Ragusa. Dal fronte progressista si è defilato invece il Movimento 5 stelle che ha scelto di correre separatamente con Sergio Firrincieli, consigliere comunale uscente. Due le liste a sostegno: M5S e Siamo Comunità. Proprio il sindaco uscente Cassì che non ha nessun simbolo di partito nei suoi schieramenti, ma che non disdegna il dialogo con l’ex governatore Totò Cuffaro e il suo soldato politico a Ragusa Ignazio Abbate, qualche tempo fa, in una sala gremita di gente, ha spiegato il perché della sua ricandidatura: “Nessun simbolo di partito ma movimenti civici con cui condividiamo valori e principi”. La condivisione però dei due nobili comportamenti stona abbondantemente con le accuse mosse nei suoi riguardi da Maurizio Tumino, consigliere comunale uscente e leader della lista “Insieme” che fa parte della coalizione che sostiene il candidato di centrodestra Giovanni Cultrera. Tumino si è recato in Procura ed ha presentato un esposto contro l’operato del Sindaco Cassì nell’ambito del Piano Regolatore. Tumino, chiama in causa la delibera di giunta (la 510 dello scorso 24 ottobre), con la quale l’amministrazione ha preso atto degli elaborati del nuovo Prg della città. Cassì, secondo Tumino, “nella revisione del Prg ha inteso mutare la destinazione urbanistica di terreni della sua famiglia, che sono passati da verde agricolo a turistico-alberghiero, facendo passare il valore di questi terreni da 100 mila euro a circa 3 milioni di euro”. Tumino ricorda che l’art.78 del Testo unico degli enti locali, al comma 2 del decreto legislativo 267 del 2000, recita che “gli amministratori, in caso di piano urbanistici, debbono astenersi da votazioni riguardanti interessi propri o di loro parenti fino al quarto grado. Abbiamo appurato, con carte alla mano, che questa affinità esiste e per questa ragione ci siamo rivolti alla magistratura” afferma Tumino. Il sindaco, infatti, a quanto pare, avrebbe partecipato alla deliberazione della giunta.
Ma le accuse, almeno morali, arrivano anche da un ex assessore che si è dimesso proprio dalla giunta de primo cittadino. Il suo nome? Ciccio Barone.
“Ho riferito al sindaco che non avrei mai votato il piano regolatore se non avessi avuto la certezza dei nomi e cognomi riguardo ai terreni del piano regolatore. Poi con il sindaco si andò alla rottura, ed anche io appresi dal piano regolatore approvato dalla giunta, in cui erano presenti, terreni dei parenti del sindaco ma di consiglieri comunali”. Afferma a l’Identità l’ex assessore Ciccio Barone. “Questa storia andava comunicata con forza alla città, soprattutto per un fatto di trasparenza. Come mai un piano regolatore presentato in pompa magna ai cittadini, avendo anche una maggioranza bulgara del sindaco in consiglio comunale, avendo acquisito politicamente diversi consiglieri di opposizione tra le fila della Nuova Dc, Pd e M5S, ad un certo punto non arriva più in aula? Io ho chiesto maggiore trasparenza da parte del sindaco Cassì rispetto a numerose tematiche: anche sulla gestione degli affidamenti diretti e degli incarichi professionali. Proprio per questo io, con il mio gruppo politico, su queste vicende, abbiamo fatto una denuncia all’Anac”.
Dal canto suo Cassì spiega che si tratta di “insinuazioni che gettano fango”.
“Le ritengo delle provocazioni finalizzate a spingermi a replicare. Preferisco non entrare nel merito. La ricostruzione che danno i miei avversari politici è del tutto farlocca. Non farò scadere la campagna elettorale e la politica a livelli di alcuni candidati”. Afferma ai giornalisti il primo cittadino.


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