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Attualità

L’Europa e il concetto di sicurezza nel mondo contemporaneo

di Cinzia Rolli -


Sicurezza in Europa e nuovo ordine globale

La percezione della sicurezza in Europa è profondamente cambiata e ovviamente è legata alla trasformazione dell’ordine mondiale. 

Mercoledì 15 ottobre presso lo Spazio Europa si è tenuto un incontro, anche come sessione di formazione per giornalisti, avente ad oggetto proprio l’idea di sicurezza che oggi si ha nell’Unione Europa.

La situazione attuale è di forte instabilità a livello internazionale. Tante le motivazioni; non solo problemi legati alla forte competitività economica tra Stati o alla crisi climatica o alle guerre in atto, ma anche minacce di nuovi conflitti e attacchi digitali sempre più frequenti.  

In questo quadro internazionale il Vecchio Continente deve riconfigurare la propria immagine e acquisire maggiore importanza. Ci si domanda se il diritto internazionale abbia la giusta importanza e venga applicato. 

A tal proposito bisogna ricordare che le regole di tale diritto operano tutti i giorni e non solo a livello di guerra. Si pensi all’utilizzo sempre più frequente dei tribunali internazionali da parte di diversi Stati.

Guerre ibride, disinformazione e soft power

Si avverte la forte esigenza di difendere non solo i confini territoriali ma anche quelli aerei. 

In tutto questo il giornalista ha un ruolo fondamentale, non solo quello di informare ma soprattutto quello di comunicare correttamente. 

L’Europa viene percepita come distante dai cittadini i quali non si sentono tutelati né da un punto di vista economico né dal punto di vista della sicurezza. Non si sentono neppure informati, nutrono dubbi e incertezze sulle varie notizie che circolano ormai velocemente e costantemente sui vari argomenti di attualità.

La disinformazione costituisce una minaccia grave per l’Europa come sostenuto da Iacopo Marzano, analista di geopolitica e difesa. Lo stesso pensiero è stato trattato dal vicedirettore dell’Ansa, Stefano Polli, che ha anche parlato del ruolo etico del giornalismo  e dell’importanza che le fonti da cui si attingono le informazioni  siano attendibili. 

Altro tema discusso quello del soft power, termine coniato negli anni novanta da Joseph S. Nye, politologo statunitense. A parlarne Gianni Lattanzio, Segretario Generale dell’ Istituto per la cooperazione con i Paesi Esteri.  Il termine “potere dolce” rappresenta una geopolitica che non viene dominata dai conflitti ma da interdipendenza e correlazioni tra Stati. I risultati si ottengono mediante la persuasione, l’attrazione e altre risorse non tangibili come la cultura, i valori morali e l’istituzione della politica. Un potere che si contrappone all’ “hard power” che prevede pressione, isolamento economico o impiego di forze militari. I media sono considerati fonti del soft power e le relazioni diventano più importanti delle dichiarazioni. 

Disinformazione e ruolo del giornalista

Insomma siamo sempre più sottoposti a guerre ibride, che sono cioè composte da diversi fattori come attacchi informatici, sabotaggi, guerre economiche, circolazione di notizie false. La guerra è in atto e non si vede, non viene percepito un pericolo reale e imminente ma la pressione permane.

L’utilizzo di fake news o la ripetizione continua di concetti fatti apparire come certi e comprovati, generano confusione e dubbi.

Da qui il ruolo del giornalista che consapevole dell’importanza del suo lavoro scrive, come sempre, con la  chiara cognizione che influenzerà l’opinione pubblica. 


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