Cultura & Spettacolo

Sigourney Weaver: “Hollywood cambierà e io sogno un film con un regista italiano”

di Nicola Santini -

#359795 Actors Sigourney Weaver and Alan Rickman attend the photocall for "Snow Cake" as part of the 56th Berlin International Film Festival (Berlinale). Fame Pictures, Inc - Santa Monica, CA, USA - +1 (310) 395-0500


Attrice statunitense che ha associato in maniera indissolubile il suo volto alla Ellen Ripley dell’Alien di Ridley Scott e a produzioni come Ghostbusters, Sigourney Weaver nel corso della sua lunga carriera ha saputo interpretare ruoli diversi, da dura combattente a dark lady, all’insegna di un’abilità interpretativa che solo poche sue colleghe possono vantare di avere. Prima di sbarcare al cinema, lo scorso dicembre, con Avatar – La via dell’acqua, Sigourney è stata tra le protagoniste dell’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dove ha presentato in anteprima fuori concorso Master Gardener di Paul Schrader. Nella pellicola Sigourney interpreta Norma, una ricca vedova alle prese con il suo giardiniere Narvel, interpretato da Joel Edgerton. Quando la donna gli chiede di assumere come apprendista la sua capricciosa e inquieta pronipote Maya, il caos entra nella spartana esistenza di Narvel…
Come nasce il tuo coinvolgimento in questo progetto?
Ho letto la sceneggiatura pochi giorni prima di incontrare il regista ed è stata una rivelazione. Era diversa da qualsiasi altra sceneggiatura che avessi mai letto prima perché aveva una struttura verticale. Mi spiego meglio: sembrava molto semplice sulla superficie ma con la profondità di una passione che è molto particolare in questa storia. Ho sempre ammirato il lavoro di Paul ma non avevo mai sognato di poter lavorare con lui. Ho amato molto il mio ruolo: anzi, credo che quello di Norma sia uno dei personaggi più belli che io abbia mai interpretato.
Costante, in tutto il film, la metafora del giardino…
Mi ha sempre colpito una frase di questo film: “Il giardinaggio significa credere nel futuro”. Sin dalla prima volta che l’ho letta ho pensato che questa fosse un’illuminazione all’interno della sceneggiatura. L’idea che le cose debbano essere distrutte per poter crescere, trovo sia stato un inizio fantastico per questa storia in cui la vita sembra contenuta e controllabile, anche se ci si aspetta sempre che qualcosa sia di ostacolo. E per questo un ruolo fondamentale lo ha il personaggio di Maya (interpretata da Quintessa Swindell, ndr).
Se dovessi tirare un bilancio della tua lunga carriera cinematografica?
Se ripenso agli inizi, volevo essere un’attrice e fare teatro, far parte di una compagnia teatrale che mi permettesse di recitare con ruoli grandi o piccoli – in drammi o commedie. Ho cercato sempre la “struttura” all’interno dell’industria cinematografica: le storie raccontate nei film devono colpire il mio interesse.
Con quale regista hai lavorato meglio?
Ho avuto la fortuna di essere diretta da molti registi meravigliosi, tutti diversi tra loro e di conseguenza con ognuno ho avuto un’esperienza professionale differente. Ho sentito molto vicino James Cameron (Aliens – Scontro finale, Avatar e Avatar – La via dell’acqua, ndr) forse perché aveva intuito in che modo potevo lavorare. Sorprendente è stata anche l’esperienza con Ang Lee in Tempesta di ghiaccio: ci guardavamo, non abbiamo mai parlato ma bastava che ci guardassimo per sapere cosa dovevo o non dovevo fare.
Ti piacerebbe essere diretta da un italiano?
Sappiamo tutti l’importanza del cinema italiano. Ho conosciuto Luca Guadagnino e mi ha chiesto di lavorare in un paio di suoi film: uno, però, non l’ha mai girato mentre l’altro non ho potuto farlo.
I tuoi genitori che consigli ti hanno dato?
L’amore per il cinema lo devo proprio a mio padre (Sylvester “Pat” Weaver era un produttore televisivo, ndr), che mi ha fatto conoscere questo ambiente sin da bambina. Quando rientrava a casa dal lavoro mi accorgevo che la giornata era andata bene, che si era divertito ed era felice. Mia madre (Elizabeth Inglis attrice, ndr), invece, non parlava mai della sua carriera: abbandonò il lavoro quando sposò mio padre e penso sia stato molto difficile per lei. Non l’ha mai superata questa cosa e mi parlava sempre di una Hollywood negativa: mi diceva di non andarci perché avrebbero cercato solo di portarmi a letto.
A proposito di molestie, cosa pensi abbia cambiato il movimento #MeToo?
Era ora che le cose cambiassero: quel movimento è stato un passo fondamentale. Queste donne coraggiose si sono fatte avanti e hanno iniziato una rivoluzione.

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