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“Silvio è innocente chiamatemi Karima. Ruby uccisa 13 anni fa”

di Nicola Santini -

PAOLA BOCCARDI AVVOCATO KARIMA EL MAHROUG RUBY PIANGE DOPO LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE


“Ruby è nato come un nickname per Facebook quando ero una ragazzina. E si rifà ad un personaggio delle telenovele lontano anni luce dalla mangiauomini che hanno montato ad hoc certi giornalisti, aggiungendo “rubacuori” ad un nome che non pensavo avrebbe suscitato così tanto scalpore. Ma Ruby è rimasta lì, ad attendere che giustizia fosse fatta. E in tutti questi anni è Karima ad essere andata avanti”. Quella Karima che oggi ha dato appuntamento a tutti per presentare il suo libro-verità, a meno di ventiquattrore dalla lettura della sentenza che attendeva dall’età di diciassette anni. E che nessuno sembrava voler conoscere. La donna, la mamma, l’imprenditrice, quella che le notti bianche le passa sui libri. “Studiare è l’unica cosa che ho sempre chiesto alla mia famiglia, ma ho potuto farlo solo da sola, e da grande”. Diventata grande ha capito come difendersi. Coi fatti, con il lavoro e con il silenzio. In attesa che giustizia fosse fatta. La fede? “La fiducia” -precisa- “che ho imparato a non regalare a nessuno, dopo aver pagato a caro prezzo quella mia naturale predisposizione a credere nella buona fede di chi incontro”. Un libro, scritto con la giornalista Raffaella Cosentino, che porta semplicemente il suo nome . “Erano anni che ci pensavo: volevo che mia figlia sapesse da me, quando ne avrebbe sentito il bisogno, le cose come realmente si sono svolte e che nessuno si permettesse di raccontarle nel modo sbagliato chi è sua madre”.

Karima in questi anni ha vissuto a Genova. Un lavoro nella ristorazione, una vita da mamma. Nessuno vuole farle un santino, ma chi la conosce sa che Ruby con lei non c’entra nulla: “Questa sentenza investe tutta la mia vita e me la restituisce, è destinata a me, anche se parla solo di Ruby, un’invenzione. Ho deciso di raccontare la mia storia, la donna che sono diventata, il perché delle mie scelte per essere finalmente ascoltata, vista davvero. Ho aspettato e rispettato i tempi della giustizia e nel frattempo sono diventata grande”- ha raccontato ancora emozionata a pochi minuti dalla lettura della sentenza del Tribunale di Milano a tredici anni esatti da quel 14 febbraio 2010, la data che ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo della sua vita. La sentenza l’ha assolta con formula piena perché il fatto non sussiste.

Karima è finalmente libera di raccontare la sua vita. Un racconto intimo e onesto con il quale Karima El Mahroug vuole liberarsi finalmente delle etichette e scrollarsi di dosso il personaggio di Ruby Rubacuori, per affermare la propria identità di donna oggi e di bambina ieri. Un libro che intende essere un gesto di libertà, di affermazione di sé stessa per fare chiarezza dopo anni di mancate tutele, di sguardi accusatori e pregiudizievoli, di supposizioni e calunnie. Quella di Karima el Mahroug è la storia di una ragazza arrivata in Italia dal Marocco, in fuga da un ambiente familiare maltrattante. Karima è stata molte cose: una ragazza che ha lavorato come cubista, come panettiera, come venditrice ambulante dall’età di nove anni; una ragazza scappata da 18 comunità; una ragazza che frequentò la casa di Arcore del Presidente Silvio Berlusconi. Ma mai ha fatto la prostituta.

Con questa biografia, Karima si riappropria dei suoi ricordi, mettendo in luce le difficoltà che ha dovuto affrontare sin dalla più tenera età. La realtà è quella di una giovane di soli diciassette anni travolta da un’ondata mediatica senza precedenti. Se l’opinione pubblica, davanti a casi che vedono il coinvolgimento di minori, tende ad attivare meccanismi empatici, nel caso di Karima – Ruby Rubacuori per i più – non è stato lo stesso. È ora il momento, a chiusura del processo Ruby ter, di de-responsabilizzare la vittima, di tutelarla. Ed è lei, adesso donna e madre, a farlo.

«Ho atteso i tempi della giustizia, ho incassato gli insulti, non sono andata in cerca di popolarità. Adesso però vorrei semplicemente raccontare la mia vita. Lo faccio così, con un libro pubblicato nella più ampia libertà dell’autopubblicazione. Lascio Ruby al suo destino che un giorno la storia, mi auguro, saprà collocare e raccontare. Io, Karima, raccolgo la mia vita e vado oltre.»


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