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Sinner nella storia: vince l’Australian Open. È il primo slam del campione italiano che ora vede l’Olimpo del tennis

di Redazione -


di RAPHAEL D’ABDON

“Perfer et obdura, dolor hic tibi proderit olim” (Sopporta e resisti, un giorno questo dolore ti sarà utile) scrisse Ovidio negli Amores. Noi tifosi italiani abbiamo sopportato e resistito per cinque anni: cinque anni di batoste, delusioni, sorprese sgradite e speranze tradite, ma alla fine il dolore procurato da quelle torture ci ha ripagati, facendoci vivere con ancor maggiore euforia la prima vittoria di Jannik Sinner in uno slam. Uno slam conquistato nella semifinale con Djokovic più che nella finale con Medvedev, nella quale un Sinner perfetto in ogni aspetto del gioco ha maltrattato il n.1 del mondo imbattuto a Melbourne dal 2018 (sconfitta con Chung agli ottavi).

La finale invece è stata un match scialbo, poco intenso e ancor meno spettacolare, la cui dinamica si può così riassumere: Sinner fantasma nel primo e secondo set, Medvedev spettro in quelli successivi. Sinner è partito malissimo, teso come una corda di violino, fallosissimo, funereo in volto; Medvedev ha ringraziato e messo in tasca i primi due parziali, ma alla fine del secondo aveva già le gambe a pezzi. A quel punto è salito in cattedra l’altoatesino, al quale è bastato limitare il numero di errori gratuiti per portare comodamente a casa la partita. Cosa ci dice questo primo trionfo slam sullo stato di salute dell’eroe azzurro e del tennis maschile in generale? Ci dice che se Sinner continuerà a giocare con queste percentuali (finale di ieri a parte) nel servizio e nei colpi da fondo, vincerà molti altri tornei di alto livello: il suo è un tennis austero, robotico, primitivo, fatto sostanzialmente di tre colpi, ma quintessenziale ed efficacissimo se sostenuto dalla solidità fisica e mentale messa in mostra in Australia e alla fine della scorsa stagione. Rublev, Fritz, Zverev, Ruud e lo stesso Medvedev sono giocatori con poche frecce nella faretra, che non dispongono dei mezzi tecnici per poterlo impensierire; chi i mezzi tecnici li avrebbe, in questo momento latita: Djokovic comincia a mostrare comprensibili segnali di stanchezza, Alcaraz è in bambola, Tsitsipas è un infulencer che fa il tennista a tempo perso e Rune e Shelton sono ancora in cerca di un centro di gravità permanente.

Se questo scenario avvilente non muterà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, è facile prevedere che per Sinner il 2024 sarà un anno ricco di soddisfazioni. Sarà complicato ripetere l’impresa di ieri nel prossimo slam (Parigi), dal momento che il Gucci Kid sulla terra rossa non ha mai combinato niente di buono, ma, come detto, molto dipenderà anche dalla condizione dei suoi avversari. Come diceva il mio amico Paolo Comisso, leggenda dei campetti di basket udinesi degli anni ’90: non puoi fermare chi non può essere fermato. Chi riuscirà a fermare questo Jannik Sinner in versione schiacciasassi? Al momento candidati in giro non se ne vedono. Godiamoci la festa finchè dura.


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