Siria, ora i ribelli puntano a Damasco
Le forze ribelli siriane continuano a espandere il controllo su ampie aree del paese, puntando a obiettivi strategici come Homs e Damasco. Homs, crocevia verso la costa mediterranea e storica roccaforte dei clan alawiti vicini al regime, è ormai sotto assedio. La città ospita inoltre importanti basi militari russe, ma Mosca sembra incapace di proteggere le posizioni governative, consigliando ai propri cittadini di lasciare la Siria.
La Turchia, guidata da Recep Tayyip Erdogan, ha assunto un ruolo sempre più attivo, sostenendo l’avanzata ribelle. Erdogan ha dichiarato apertamente che l’obiettivo finale è Damasco, criticando l’assenza di dialogo con il presidente Bashar al-Assad. Sul campo, l’azione turca ha facilitato rese più che battaglie dirette, provocando un massiccio esodo di civili, con circa 400.000 sfollati in una sola settimana, secondo l’ONU.
Nel frattempo, le fazioni del sud, inclusi gruppi armati di Daraa, hanno preso il controllo del confine con la Giordania, mentre le comunità druse di Suwayda hanno stabilito una sorta di autonomia locale. Lungo l’Eufrate, scontri tra ribelli filo-turchi e forze curde si sono intensificati, con quest’ultime che hanno occupato Dayr az Zor e il suo aeroporto, mentre le forze governative si sono ritirate.
Il caos ha favorito una nuova attività delle cellule dell’ISIS, che cercano di riempire i vuoti lasciati dal regime. Nel frattempo, raid aerei russi e siriani continuano a colpire duramente i civili: l’Osservatorio siriano per i diritti umani riporta la morte di 20 persone vicino Homs, inclusi cinque bambini. Ad Hama, simboli del regime sono stati abbattuti dai ribelli, incluso l’imponente statua di Hafez al-Assad, un gesto simbolico del crollo dell’autorità di Damasco.
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