Esteri

Siria: prende corpo una saldatura tra curdi e gruppi filo-turchi. Erdogan contro Assad

di Ernesto Ferrante -


Insurrezione a Daraa, nel sud della Siria, teatro degli scontri che sfociarono nella guerra civile del 2011. Diversi video mostrano combattenti che prendono il controllo di una strada nei pressi del confine con la Giordania, a sud della città. Il ministero dell’Interno di Amman ha confermato la chiusura di un valico di confine con il territorio siriano. Le truppe governative, incalzate dai curdi filo-americani delle Forze Democratiche Siriane (Fds) , si sono ritirate da Deir Ezzor e dalla sua periferia.

Il comandante delle Fds, Mazloum Abdi, si è detto aperto a un possibile dialogo con la Turchia e Hayat Tahrir al Sham (Hts) di fronte alla “nuova realtà” che si è venuta a creare in seguito dall’impetuosa avanzata delle fazioni armate che hanno conquistato alcuni tra i principali centri urbani del Paese.

Durante una conferenza stampa, Abdi ha rivelato che ci sono contatti con Hts per garantire la sicurezza della popolazione curda nelle zone di Aleppo finite sotto il controllo degli insorti. “Sappiamo che Hts ha sottratto molte aree al regime siriano”, ha aggiunto, precisando che per ora non ci sono stati scontri diretti con le Fds e sottolineando che “quello che preoccupa è che la regione della Siria nord-orientale non venga attaccata”. “Se saremo attaccati, ci difenderemo”, ha avvertito il curdo.

Il capo delle Forze Democratiche siriane, ha implicitamente ammesso che stanno operando degli “agenti esterni”: “Il governo siriano dovrebbe essere aperto a una soluzione politica”, ma “la soluzione non dipende solo dal governo siriano”. Mazloum Abdi ha quindi sostenuto che “i precedenti tentativi di risolvere i problemi della Siria sono falliti perché i rappresentanti dell’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell’Est sono stati esclusi”. “Crediamo, ha concluso, che il nostro popolo debba avere rappresentanti per la soluzione in Siria e siamo preparati a cooperare”.

Hezbollah attribuisce a Stati Uniti e Israele la responsabilità di quanto sta avvedendo. “L’aggressione in Siria è orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele. Questi gruppi takfiristi sono strumenti che stanno usando per cercare di distruggere la Siria”, ha accusato il leader del gruppo sciita libanese, Naim Qassem, nel suo secondo discorso pubblico da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco nel sud del Libano. Qassem ha espresso il suo sostegno al governo di Bashar al-Assad: “Saremo al fianco della Siria per sconfiggere gli aggressori”.

Teheran contro Kiev: “Smetta di sostenere i terroristi” in Siria. Lo ha dichiarato Mojtaba Demirchiloo, direttore generale del Dipartimento Eurasia presso il ministero degli Esteri iraniano, commentando, stando a quanto riferito dall’agenzia Mehr, le notizie riguardanti un presunto commercio illegale di armi ricevute dagli Stati Uniti con protagonisti alcuni funzionari ucraini ed il presunto supporto dell’Ucraina a gruppi elencati come terroristici che stanno combattendo contro l’esercito siriano.

Demirchiloo ha definito queste azioni una “palese violazione” degli impegni internazionali relativi alla lotta al terrorismo e ne ha chiesto l’immediata cessazione. Evidenziando la pericolosità degli “elementi terroristici takfiristi”, il funzionario iraniano ha etichettato l’utilizzo di tali gruppi per destabilizzare la regione come una politica “immorale, contraria a tutti i principi e le norme del diritto internazionale”.

Il diplomatico ha ricordato come i fatti del passato dimostrino che “le alleanze con il terrorismo portano solo all’espansione dell’insicurezza e della violenza nel mondo e, prima o poi, colpiranno coloro che le sostengono”.

Nei giorni scorsi il giornale ucraino “Kyiv Post”, ha scritto che “i gruppi ribelli basati nella regione di Idlib” avrebbero ricevuto addestramento operativo da parte delle forze speciali ucraine del gruppo Khimik, che risponde direttamente alla Direzione principale dell’intelligence ucraina (Hur). Gli istruttori si sarebbero focalizzati su tattiche sviluppate durante la guerra in Ucraina, incluso l’utilizzo dei droni.

Ankara è uscita allo scoperto. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nel corso di una conferenza stampa a Istanbul, ha fatto sapere che “in passato” ha invitato l’omologo siriano Bashar al-Assad al “tavolo dei negoziati” per “determinare insieme il futuro della Siria e della regione”, ma lui “sfortunatamente non ha risposto positivamente”.

“Ora le forze dell’opposizione hanno preso il controllo di diverse città siriane” e la Turchia “segue da vicino gli sviluppi”, ha proseguito il presidente turco citato dall’emittente Trt. Escluse, per ora, mediazioni per frenare l’avanzata delle unità combattenti alleate: “Idlib, Hama, Homs e infine Damasco, questa marcia dell’opposizione continuerà. Speriamo che proceda senza intoppi e senza incidenti”.

Fonti del ministero degli Esteri turco menzionate dalla Afp hanno confermato che domani a Doha si terrà una riunione dei ministri degli Esteri di Russia, Iran e Turchia per discutere della crisi in Siria. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l’omologo iraniano Abbas Araghci avevano anticipato l’incontro del cosiddetto “formato Astana” (Russia, Iran e Turchia), il gruppo di mediatori che durante e dopo il primo conflitto siriano avevano coordinato gli sforzi per la tregua.

L’agenzia ufficiale turca Anadolu usa invece il condizionale a proposito del faccia a faccia tra Lavrov, Araghci e Hakan Fidan a margine del Forum in programma domani e dopodomani nel Qatar.

In Russia si teme il peggio. L’ambasciata di Mosca a Damasco ha chiesto ai cittadini russi presenti in Siria di lasciarla immediatamente. I voli commerciali, al momento, sono ancora operativi.


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