Esteri

Slitta il grand jury su Trump. DeSantis apre la sfida alle primarie repubblicane

di Adolfo Spezzaferro -


Donald Trump potrebbe non essere incriminato. Intanto slitta ancora la decisione del grand jury per la vicenda dei 130mila dollari pagati a Stormy Daniels per pagare il silenzio della porno star sulla sua relazione con l’ex presidente. E se l’America resta con il fiato sospeso, in casa Gop sono in atto le grandi manovre: Ron DeSantis, il governatore della Florida, afferma che è in grado di battere il dem Joe Biden, se dovesse candidarsi. Un attacco indiretto proprio a Trump, che vuole ricandidarsi. Sul fronte internazionale, resta alta la tensione tra Washington e Mosca. Appare sempre più evidente che allo stato attuale, una soluzione negoziale del conflitto russo-ucraino dipenda esclusivamente dalla posizione della Casa Bianca: con la vittoria di un repubblicano, l’anno prossimo, le sorti della guerra potrebbero mutare (se per allora sarà ancora in corso). Un presidente del Gop molto probabilmente cesserebbe di inviare armi e denaro all’Ucraina, che si troverebbe costretta a negoziare con la Russia.

Il peso della guerra sulle prossime presidenziali

Il rischio di un’escalation e di un allargamento del conflitto è sempre alto. E resterà tale fintanto che Biden resterà alla Casa Bianca. In tal senso, Mosca mette in guardia Washington dal “mettere alla prova la pazienza” della Russia continuando i sorvoli di droni sul Mar Nero. Così il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov. Il diplomatico, citato dall’agenzia Ria Novosti, afferma che gli Usa “negano cinicamente” il divieto imposto dalla Russia ai sorvoli in un’area del Mar Nero in seguito al conflitto in corso in Ucraina. “Di fatto ci siamo ritrovati in aperto conflitto con gli Stati Uniti che stanno giocando con il fuoco. Le probabilità di uno scontro nucleare sono più alte oggi rispetto agli scorsi decenni. Al momento non c’è la possibilità di negoziare con gli Usa, anche segretamente, per ristabilire l’accordo New Start”, sostiene Ryabkov.

Per The Don show rinviato

Tornando al caso Trump, l’ex presidente sta gestendo alla grande la vicenda sul piano mediatico. Dopo aver lanciato a gran voce sui social l’allarme sul suo prossimo arresto, sempre via social, ora suggerisce che alla fine potrebbe non esserci nessuna sua incriminazione da parte del procuratore di Manhattan. Il tycoon ha postato sulla sua piattaforma Truth Social l’articolo di Fox News che titola: “Secondo fonti vi è la reale possibilità che il procuratore possa scegliere di non incriminare Trump mentre continuano a circolare voci”. Questo quando sabato scorso l’ex presidente avevo esortato i suoi sostenitori a protestare perché sarebbe stato arrestato martedì, cosa che poi non è avvenuta. Poi ieri è arrivata la notizia che il grand jury si aggiorna (forse) a domani. Nel mentre sempre Trump polarizza lo scontro e aizza i suoi, dicendo di voler andare in tribunale in manette. L’obiettivo è strumentalizzare al massimo agli occhi dei suoi elettori la persecuzione politica che sta subendo. Ma Trump non vuole mostrarsi debole, o addirittura un perdente, un loser – come di solito lui definisce i suoi avversari – ai suoi sostenitori, appellandosi al suo status di ex presidente per ottenere un trattamento di favore, come un video collegamento all’udienza, oppure l’arrivo da un ingresso dal retro del tribunale.

Show rimandato, in ogni caso. Il governatore della Florida sfida il tycoon

Ora però il quadro si complica, con DeSantis che rompe gli indugi e apre la sfida per le primarie repubblicane. Il guanto lanciato a Trump è un’intervista al New York Post. Quotidiano di proprietà di Rupert Murdoch, edito nella città in cui Trump è nato ed è diventato The Don, e nella quale potrebbe essere incriminato. DeSantis, forte del trionfo elettorale dello scorso novembre, quando è stato rieletto governatore con quasi 20 punti di vantaggio sul democratico Charlie Crist, non ha annunciato ufficialmente la sua partecipazione alla corsa del 2024 per la Casa Bianca, come Trump ha già fatto ormai cinque mesi fa, ma ha parlato da candidato presidente come mai prima. DeSantis appare molto sicuro di sé: “La formula sarebbe la stessa: non si può vincere solo con i voti repubblicani”. L’intervista, naturalmente, ha scatenato ancor più duri attacchi da parte dei repubblicani pro-Trump. A esprimersi è stato anche il portavoce dell’ex presidente, Taylor Budowich, secondo cui DeSantis ha “un terribile istinto politico”. “Mentre l’intero movimento conservatore – fa presente – si sta unendo contro l’ingiusta incriminazione del presidente Donald Trump, il governatore DeSantis sceglie di passare prematuramente all’attacco”. Ancor più duro Donald Trump Junior, figlio primogenito dell’ex presidente, secondo cui DeSantis attacca “pateticamente” suo padre “su ordine” dell’establishment repubblicano. Ma tant’è: lo scontro per le primarie è iniziato.
Gli ucraini per primi ma il mondo tutto si devono augurare che vinca il migliore ma che poi questo migliore, l’anno prossimo, vinca anche contro il candidato dem alla Casa Bianca. E ponga fine alla fase guerrafondaia degli Usa, come da tradizione.


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