Ambiente

Slitta la Tassonomia UE: battaglia in Parlamento e tra i Paesi sul nucleare tra gli investimenti verdi

di Roberto Falleri -


Slitta di almeno una settimana, non prima del 21 gennaio, il pronunciamento degli Stati membri dell’UE sulla Tassonomia, il controverso atto delegato sugli investimenti verdi in cui la Commissione europea propone di includere il gas e il nucleare.
La Tassonomia è un regolamento Ue già approvato ed entrato in vigore nel luglio 2020. Il provvedimento prevedeva anche che la Commissione proponesse successivamente una serie di misure di attuazione (gli “atti delegati”), con l’elenco di tutte le attività economiche nei diversi settori considerate “sostenibili” per avere accesso agli investimenti verdi della Tassonomia.

La conferma dello slittamento è venuta dal portavoce capo della Commissione, Eric Mamer. “Serve più tempo” è la considerazione, alla luce del rientro dalle vacanze. Sullo sfondo, però, la vera ragione dello slittamento del voto sarebbe l’opposizione del nuovo governo tedesco al pronunciamento, già annunciata dalla verde Steffi Lemke, ministro federale dell’Ambiente. Annuncio confermato dalla portavoce della Rappresentanza permanente della Germania presso l’Ue, Susanne Koerber: “Come governo federale tedesco, sottoporremo la nostra posizione alla Commissione europea nei prossimi giorni. Questa posizione includerà un chiaro ‘no’ all’inclusione dell’energia nucleare nella Tassonomia”.

La Commissione aveva già presentato nell’aprile 2021 i suoi primi atti delegati sul clima, escludendo però le attività economiche relative all’energia nucleare e al gas fossile. Una decisione che aveva aperto il campo a una dura battaglia fra le lobby industriali, gli Stati membri che le sostengono e gli ambientalisti.

Poi, il 31 dicembre scorso, sul filo di lana, la proposta dell’Esecutivo Ue sul nucleare e sul gas, includendoli a certe condizioni anche temporali tra gli investimenti della Tassonomia.

Ora, l’atto delegato passa allo scrutinio del Parlamento europeo che non potrà emendarlo, ma solo bocciarlo con la maggioranza assoluta di almeno 353 voti, e dai rappresentanti dei governi. Anche i Ventisette potranno solo respingerlo con una maggioranza qualificata di almeno 20 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue.

Senza questo ultimo passaggio, anche se vi fosse una maggioranza contraria netta all’Europarlamento e in Consiglio Ue, la Commissione potrà procedere all’approvazione finale dell’atto.

Tra i contrari, oltre alla Germania, di sicuro Austria e Lussemburgo, probabilmente Spagna, Portogallo e Danimarca. In Parlamento, invece, si registra una spaccatura interna ai tre maggiori gruppi. Arrivare alla maggioranza assoluta dei contrari, insomma, non sarà facile.


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