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SOLDI ALLA SANITÀ

di Eleonora Ciaffoloni -

ORAZIO SCHILLACI MINISTRO DELLA SALUTE ©IMAGOECONOMICA


Dopo una lunga riunione a Palazzo Chigi, i ministri Giorgetti e Schillaci hanno dato il via libera al Cipess. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile ha approvato il riparto del Fondo sanitario 2022, per 125 miliardi e 216 milioni di euro. “Un obiettivo importante, raggiunto in tempi rapidi” ha detto il ministro della Salute, esprimendo soddisfazione proprio sulle tempistiche visto l’accordo in Conferenza Stato-Regione dello scorso dicembre “dopo appena due mesi dall’insediamento del Governo”.
Schillaci in conferenza stampa ha anche spiegato come il riparto ha avuto come priorità “un maggior stanziamento per le coperture dell’emergenza Covid, il completamento della campagna vaccinale, il fondo per i farmaci innovativi, il recupero delle liste d’attesa”.
Proprio su questi temi, ma soprattutto sulle criticità del nostro Sistema Sanitario si è soffermato il ministro. Rispetto al Covid – su cui ormai si può parlare di emergenza superata – Schillaci dice di aver agito con rigore, con l’eliminazione di alcune restrizioni che non hanno compromesso l’incidenza del virus, anzi “i casi sono scesi e anche i ricoveri in regime ordinario”. Unico paletto che rimane per il Covid è quello delle limitazioni delle visite ai pazienti ricoverati in ospedale e su cui il ministro ha assicurato: “se c’è da togliere qualche paletto lo toglieremo, ma non ci stiamo lavorando ora”.
Infine, sulla campagna vaccinale, si dice ottimista: “Proseguiremo per tutto il mese di febbraio” anche se “i dati oggi per fortuna sono molto tranquillizzanti”, anche perché la fase è molto diversa da quella vissuta negli ultimi anni.
Altro tema caldo, ma soprattutto di crisi nel nostro Sistema Sanitario, è quello delle liste d’attesa: a causa del rallentamento nelle visite e nelle operazioni di routine, molti cittadini non riescono ad accedere alle cure e, molto spesso, devono uscire dalla propria regione per farsi curare lontano da casa. Ciò accade per la mancanza di personale ed è evidente soprattutto al sud.
Difatti, il ministro Schillaci, tra i provvedimenti ha previsto la “volontà di combattere il fenomeno dei medici gettonisti” che “porta sconquasso nel sistema” dove “gli operatori si sentono trascurati”. L’obiettivo del ministro è quello di dare nuove prospettive a chi lavora e combattere, appunto, le famose liste di attesa facendo una crasi tra il sistema privato convenzionato in modo che non ci siano liste bloccate. “Ci vuole grande lavoro di razionalizzazione, la lotta alle liste d’attesa sono una nostra priorità ma serve una razionalizzazione degli esami diagnostici” ha dichiarato.
Proprio sulla condizione del sistema medico e sanitario nel Paese, Schillaci è intervenuto anche in merito all’Autonomia differenziata di cui anche la sanità è diretta conseguenza: “Non possiamo avere cittadini di serie A e cittadini di serie B. Dobbiamo impegnarci per far sì che la sanità sia migliore nelle regioni e nei posti dove magari ci sono oggi delle performance diverse, non sufficienti a rispondere ai bisogni di salute”. Il ministro già dal suo insediamento aveva sottolineato i dati differenziati tra nord e Mezzogiorno, dichiarando anche come obiettivo di non far dipendere la propria prospettiva di vita in base al luogo in cui si nasce. Ma allo stesso tempo lancia come un monito: “Credo che avere delle Regioni che funzionano meglio deve essere uno stimolo e dobbiamo aiutare le Regioni che funzionano meno bene, o che hanno meno possibilità, a crescere nell’interesse dei loro cittadini”.
Tante buone intenzioni e tanti obiettivi che, però, dovrebbero risanare una sanità nazionale che arranca da oltre dieci anni. In ogni caso, sembrano vedersi degli spiragli: Schillaci concludendo sul Cipess ha fatto sapere anche che è stata deliberata l’assegnazione delle risorse vincolate per gli obiettivi del Piano sanitario nazionale e anche che stanno lavorando “per poter chiudere il riparto del nuovo Fondo sanitario nazionale per il 2023 in tempi congrui”. Il pensiero va poi anche al Pnrr, su cui il ministro lancia una freccia al veleno chiedendo di “pensare non solo alle infrastrutture ma anche al personale”.

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