Attualità

Spaccio e sicurezza urbana: la Realpolitik di Piantedosi

di Giuseppe Tiani -


Lo spaccio di stupefacenti lacera il tessuto sociale, le piazze, i giardini pubblici, le stazioni e diversi luoghi delle aree urbane, sono stati trasformati in mercati della droga e del microcrimine. Fenomeni che corrodono l’idea di comunità, aree delle città, da luoghi d’incontro, sono diventate espressione del degrado. La bellezza di parchi e giardini, sottratta ai cittadini, le periferie ostaggio di immigrati clandestini e bande di pusher.

Spaccio: non solo ordine pubblico, anche decadenza

Non si tratta solo di ordine pubblico, la diffusione dei mercati aperti dello spaccio e l’arroganza degli spacciatori, rappresentano plasticamente la decadenza democratica dell’occidente, che un tempo era il respiro vitale del mondo e l’Italia culla della bellezza, della cultura e del credo universale. Oggi la politica Europea annaspa sotto il peso delle divisioni e ipocrite narrazioni, che ha spinto popoli disillusi e stanchi a barattare il voto con l’illusione di una maggiore sicurezza. Il governo del dêmos e al crepuscolo, il rosso carminio dei bruni tramonti è utile per addormentare le inerti masse, la decadenza non bussa più alle nostre porte, perché è già entrata nelle istituzioni, corrose dalla complicità apatica dei cittadini, che avendo rinunciato all’impegno civile e politico, hanno consegnato la propria libertà ai populismi che producono consenso.

Degrado e spaccio sono temi atavici, come lo spaccio last minute sempre più legato all’immigrazione irregolare, bacino di fenomenologie di degrado e marginalità sociale, alimentatori del “proletariato criminogeno” dei delitti contro le persone e il patrimonio. Quindi bene ha fatto il Ministro dell’Interno ad improntare una politica di prevenzione rigorosa attraverso modelli d’intervento elastici, è il caso delle zone rosse mentre sul piano repressivo attraverso nuovi strumenti normativi, ma i DL sicurezza fanno emergere anche aspetti negativi, tra cui la compressione del dibattito parlamentare il rafforzamento patologico del panpenalismo. Tra le novità degli interventi a tutela delle nostre città, spiccano l’istituzione di “zone rosse” urbane e l’idea di creare un Centro di Permanenza per il Rimpatrio, dedicato esclusivamente agli spacciatori stranieri irregolari.

Il lavoro delle forze di polizia e della magistratura

Zone rosse e CPR sono il frutto dell’analisi del lavoro di forze di polizia e magistratura, attraverso il quale vengono elaborate statistiche inoppugnabili, da cui si rileva che mediamente il 35% dei reati in Italia è commesso da cittadini stranieri, percentuale riscontrata con la popolazione carceraria, composta dal 32% è in passato con punte del 37% di detenuti stranieri. In detto contesto, la cronaca politica ha fatto emergere fenomeni locali preoccupanti, come nel quartiere della Bolognina, ove le citate percentuali sono superiori al dato nazionale per i delitti denunciati attribuibili a stranieri, materia che sta alimentando il dibattito politico della sicurezza urbana.

Per contrastare lo spaccio, tra le iniziative in campo Piantedosi ha avanzato l’ipotesi di istituire un CPR dedicato agli spacciatori stranieri irregolari, al fine di ridurre le criticità degli arrestati rilasciati rapidamente e rispondere alle difficoltà emerse nelle procedure di rimpatrio, l’obiettivo è innovare gli strumenti che accelerino le espulsioni, rendendo la sanzione esecutiva. Mentre il ministro sottolinea l’esigenza d’interventi efficaci, alcuni sindaci invocano maggiore dotazione di agenti per le attività di prevenzione delle loro città, l’obiettivo strumentale è fare emergere un ipotetico disallineamento tra le esigenze locali e le strategie nazionali.

La disputa della Bolognina è l’esempio del delicato confine tra la necessità di politiche immediate, per tutelare i cittadini esposti al degrado, e la narrazione fantasiosa imbevuta di incrostazioni ideologiche, tanto che i partiti di opposizione, riferimento di alcuni sindaci da tempo hanno abbandonato il tema della sicurezza, considerandolo erroneamente per strabismo da incrostazione ideologica materia della destra, mentre la materia incide nella vita dei cittadini e della fasce sociali più fragili. L’indirizzo espresso dal ministro Piantedosi va sostenuto, perché rilancia la necessità della realpolitik per le attività di prevenzione e non solo quelle repressive già previste dal Codice penale e dalle leggi, contro spaccio e immigrazione irregolare. Spaccio, degrado e immigrazione clandestina, incrociano esigenze di ordine pubblico, pressioni sociopolitiche e del mondo produttivo, con le diverse sensibilità delle dinamiche locali ma la complessità e i risvolti delle materie, pone in evidenza il tema del confronto tra le funzioni di polizia, le attività repressive e i diritti fondamentali, un dibattito che non può essere affrontato brandendo i diversi vessilli ideologici ma prendendo atto della realtà.


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