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Speciale Avanzi – “Data l’ora”, tutti pronti per la prossima campagna: l’Europa aspetta

di Angelo Vitale -


Uno Speciale Avanzi ci sta. A quasi 9mila km da Bruxelles, il “compagno guerrigliero” Gustavo Petro presidente della Colombia naturalizzato italiano teme “il fascismo al potere” in Europa ove “si spegne il secolo delle luci”: lo dice lui che due anni fa, per fare il suo governo, impiegò 45 giorni dialogando con i liberali e la destra.

Davanti alla tv, seguendo il teatrino della politica nazionale nella notte finale di un Election Day che ha lasciato a casa più di un italiano su due per il voto delle Europee, la scena è quella di personaggi che hanno imparato da tempo la ricetta di Marcello D’Orta. Il più incerottato, Giuseppi Conte, parla tardissimo e ha il coraggio di farlo poco aggiungendo la frase “data l’ora”. Matteo Salvini si sfogherà oggi, semmai prendendosela con Umberto Bossi che ha votato gli epigoni del suo storico “nemico” Silvio. L’astensionismo? Un “caro estinto” cui accendono un cero in pochi, quelli “scarsi”.

Nessuno che faccia previsioni sulla prossima proroga dell’Europa per il clima. Nessuno che faccia un pensierino a quella gigafactory che Stellantis non vuole fare a Termoli. Nemmeno il gongolante Antonio Tajani che, pragmatico, già pensa alle prossime Politiche (punta al 20%) e Amministrative.

Andranno a Bruxelles Roberto Vannacci e Ilaria Salis, chissà se insieme in qualche Commissione. Il generale è sfruculiato nella maratona di Retequattro: non avrà mai le competenze per capirne di conti, in Italia, e fare la differenza per la Lega, dovesse mettersi male per il Capitano. Si accettano scommesse su quanto durerà la Salis con Bonelli e Fratoianni e se davvero si piegherà, lei abituata al metodo dello scontro fisico nelle piazze e al grimaldello per sfondare case popolari, al rigido rituale e al pallottoliere di Strasburgo e Bruxelles.

Giorgia Meloni, sgranocchiando ciliegie da 10 euro al kg, ha fatto il pieno per Fratelli d’Italia e si permette di spernacchiare amabilmente Elly Schlein che fa “la splendida” per essere arrivata seconda. Calenda, Renzi e Bonino sono fuori da un Parlamento che, onda delle destre a parte, fotografa di nuovo i blocchi di Ppe e S&d: prende fiato Ursula von der Leyen che già si vede con la premier italiana su un aereo a sorvolare i campi immigrati di Shengjin e Gjader. Mentre l’Albania raccoglie più preoccupazioni nel cervello di Luciano Spalletti che in quello degli eletti Pd che si stringono, “parenti serpenti”, intorno alla Schlein.

Su la7, Paolo Celata ingoia amaro a sentirsi dire da Mentana che deve prendere appunti mentre Antonio Padellaro fa le lodi a 4 donne miscelando Meloni, Schlein, von der Leyen e Le Pen che ha stravinto in Francia. La puntuta Silvia Borrelli ricorda: Ce n’è una quinta, Lagarde. Quest’ultima, di sicuro presente negli incubi degli italiani che sono andati a dormire già prima delle 15 di sabato scorso.


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