Editoriale

Spetta ai dem fare pulizia

di Tommaso Cerno -


Se ne sono sentite di scemenze in questi giorni. Da Soumahoro e i di lui stivali simbolo (sono suoi?) a Panzeri che quando ne parli devi specificare che “sacco di soldi” non è un modo di dire. No, è proprio un sacco pieno di quattrini come la banda Bassotti e zio Paperone.
E mentre vedi succedere cose che sembrano sceneggiature, cose che tu dici: ma non è possibile… l’intelligenza di sinistra, che da qui in poi chiamerò scemenza, ingaggia una gara di distinguo e di onanismo mentale degna di un adolescente alle prese con le prime foto porno per spiegare, puntualizzare, precisare che non è proprio cosi, non abbiamo capito, che generalizziamo, che si deve essere come sono loro per capire come ragionano loro.
Tutto tranne la parola magica: scusate. Scusate, qui non si fa più politica da troppi anni. Scusate, qui il potere ha preso il sopravvento. Scusate, per dirla come la disse Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari nel 1981, “i partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni”. Anche se non sono i partiti alla sbarra, ma al posto loro ci sono loschi figuri che tuttavia si muovono, agiscono, rubano in nome loro, delle loro idee, dei loro ideali. Corrompendo non tanto l’emiro o chi per lui, quanto l’idea già fioca che i cittadini hanno di chi li rappresenta e di ciò che gli propinano. Solo il segno dei tempi. Ma questo è.
E non si tiri in ballo Berlusconi e il Bunga Bunga. Perche non interessa al popolo della sinistra cosa faccia la destra, che guai abbia, che processi subisca, che condanne collezioni. Interessa di sè. E se per la sinistra la passione non è finita, oggi ha l’obbligo di dimostrarlo nei fatti. Perché quando i diritti umani e i migranti in poche settimane si trasformano davanti agli occhi spalancati di un Paese in crisi di soldi, di destino e di idee in parole vuote, perché si predica bene e poi si razzola da criminali, o si applaude alla doppia morale di chi si erge a istrionico vate del mondo perfetto e poi a casa sua è un rubagalline qualunque, beh in quel momento il problema diventa sistemico. E poco importa che si chiami Soumahoro, Panzeri o Pinco Palla. Colpisce al cuore della sinistra, ovunque si sia nascosta, ovunque covi la sua rivincita, ovunque sia questa novella laica simonia per cui si vende per oro e argento le cose custodite nel nostro animo, si fa mercimonio declamando valori e promettendo uguaglianza.
Altro che dita puntate sugli avversari. Altro che sì, ma… il compito di una classe dirigente è essere la prima a denunciare tutto questo, a ripulire la stanza dei suoi valori da questo veleno, a costo di togliersi di mezzo e lasciare spazio ad altri.
La superiorità morale non esiste. Se dio vuole. Ma esiste la superiorità politica. L’occupazione sistematica degli spazi di potere l’ha demolita. I valori sono diventati bandierine da tatuarsi addosso, nel nome dei quali si sono viste le peggiori cose. Un veleno che corrode, corrompe appunto, l’anima profonda della sinistra scambiando mazzette con vite umane, e al tempo stesso mina la credibilità del Parlamento europeo nel nome del quale in Italia da anni si distinguono i buoni dai cattivi. E che invece all’improvviso appare come un luogo dove girano un sacco di soldi, un sacco di interessi, un sacco di fregnacce pagate con i quattrini di tutti e su cui nessuno mette becco. Perché in Italia quel che succede a Strasburgo non interessa a nessuno. Fino a oggi, cara sinistra. Quando invece è chiaro a tutti che il male è entrato anche lì. O meglio che c’era già prima. E adesso si è accesa la luce.
Provare a spegnerla. O a spostarne la traiettoria sarebbe l’errore finale.


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