Politica

PRIMA PAGINA-Spinta su premierato e (meno) sull’autonomia

di Lino Sasso -


Si entra nel vivo delle riforme volute dal governo e inserite nel programma elettorale del centrodestra, premierato e autonomia. I progetti di modifica agli attuali assetti istituzionali vedono impegnati entrambi i rami del Parlamento. E se ieri in commissione Affari costituzionali al Senato c’è stato quello che la ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, ha definito come un “primo storico ok al premierato”, alla Camera la prima commissione è stata, invece, protagonista di un grave incidente di percorso sull’autonomia. Complici le assenze di diversi esponenti della maggioranza, in particolare dei deputati leghisti, alla presenza di un esterrefatto ministro Calderoli, è stato approvato un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle con cui si elimina la parola ‘autonomia’ dal primo comma dell’articolo 1 del testo della riforma. Il presidente della commissione, l’azzurro Nazario Pagano, ha dichiarato non conclusa la procedura di votazione e, dunque, non ha convalidato il voto. Dopo un primo momento in cui sembrava si andasse verso una ripetizione della votazione, le opposizioni sono insorte ed è scoppiata la bagarre. Alla fine, la seduta è stata tolta e la commissione è stata riconvocata per domani, quando dovrebbe svolgersi una nuova votazione dell’emendamento in questione, almeno secondo la maggioranza. Qualche forza di opposizione, infatti, ha annunciato l’intenzione di sottoporre la questione al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per “rivedere questa decisione scorretta”, sostiene la deputata del Pd Simona Bonafè. Ancora più dura la reazione di Alleanza Verdi-Sinistra: “Non siamo disposti a riaprire la commissione fino a quando non avremo un pronunciamento della Giunta per il regolamento e della presidenza della Camera”, ha dichiarato Filiberto Zaratti.

Ma qualche malpensante potrebbe dire che non tutti i mali vengono per nuocere. Secondo fonti della maggioranza, infatti, sebbene dopo le insistenze leghiste la commissione Affari costituzionali sia stata chiamata a corse folli per licenziare il provvedimento in tempo utile a farlo arrivare in Aula lunedì, prevedendo la necessità di riunirsi anche sabato, non c’è alcuna intenzione di spingere il piede sull’acceleratore dopo l’avvio della discussione generale. Insomma, il via libera dell’Assemblea di Montecitorio non arriverà in nessun caso prima delle elezioni europee. Questo incidente di percorso ‘procedurale’ fa dunque gioco a chi era chiamato a dare un segnale di buona volontà, ma vedendo rallentato l’esame del testo prende di fatto due piccioni con una fava.

Senza intoppi, invece, l’esame del premierato il cui iter presso la commissione Affari costituzionali del Senato si è concluso agevolmente, con tanto di mandato al relatore, il presidente Alberto Balboni, a riferire in Aula. Dopo cinque mesi di lavoro, il provvedimento potrebbe quindi approdare nell’Aula di Palazzo Madama già la prossima settimana. Nel corso di una rapida riunione dei presidenti dei gruppi parlamentari al Senato è infatti emersa l’eventualità di procedere martedì a una capigruppo per modificare il calendario dei lavori che al momento non contempla la riforma. La maggioranza non nasconde la soddisfazione per il risultato raggiunto su un testo così importante che, probabilmente, necessiterà di ulteriori modifiche da apportare nel corso dell’esame nell’emiciclo del Senato. Nonostante in commissione sia stato approvato il cosiddetto emendamento ‘anti-ribaltone’, presentato dal governo, la norma potrebbe, infatti, essere ulteriormente cambiata, alla luce di alcuni dubbi delle stesse forze di maggioranza circa taluni aspetti poco chiari che potrebbero renderne fuorviante l’interpretazione. Un tecnicismo che si ritiene possa essere facilmente superato, anche alla luce dei numeri di cui può disporre la maggioranza a cui si sono sommati anche quelli del gruppo delle Autonomie che ieri ha votato a favore e della riforma, mentre Italia Viva si è astenuta.


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