Politica

Spread, inflazione e tour europeo per i migranti: la marcia a tappe forzate della maratoneta di Chigi

di Ivano Tolettini -

GIORGIA MELONI PREMIER


Il dato oggettivo per il quale l’Italia della maratoneta Giorgia Meloni ha imboccato la strada giusta e il suo governo non è più lo spauracchio d’Europa? È rappresentato dallo spread, osserva una pimpante premier ieri mattina, perché negli ultimi cento giorni lo scarto tra il nostro Btp decennale e il bund tedesco è sceso da 236 a 185 punti base (ieri pomeriggio alle 16). Non solo, la presidente del Consiglio può iscrivere alla voce attivo del suo bilancio anche l’andamento della Borsa che si è apprezzata del 20%, a dimostrazione che lo stato di salute dell’economia Italia rimane buono. Ma questo grazie alla cura avviata da Mario Draghi nella primavera 2021, e proseguita dall’“allieva”, come più di qualcuno sottolinea anche oltralpe. “La Banca d’Italia stima che nel secondo semestre del 2023 la nostra economia sarà in netta ripresa – aggiunge Meloni – e che quella ripresa si stabilizzerà nel 2024-2025. Inoltre, l’inflazione tornerà a livelli accettabili”. Ecco spiegato perché la presidente del Consiglio chiede ai suoi ministri moderazione negli interventi pubblici – non è un caso che da qualche giorno dopo il loro tête-à-tête la verve polemica di Nordio sulla giustizia si è affievolita e il ministro è divenuto più conciliante -, convinta che nel lungo periodo se anche gli alleati saranno compatti la serietà d’intenti premierà la sua linea d’azione pragmatica. Come in politica estera ad esempio in Nord Africa, mentre la premier si accinge ad intraprendere un viaggio per le cancellerie europee per rassicurare gli alleati sulle intenzioni atlantiste (“alle parole sono già seguite i fatti”) ed europeiste della giovane prima ministra che vorrebbe rimanere a palazzo Chigi fino al 2027.

 

REAZIONI TEDESCHE E CONTE

 

Meloni ieri ha accolto con un sorriso di compiacimento il commento per i propri telespettatori del principale e più vecchio gruppo radiotelevisivo pubblico in Germania, Ard, secondo cui “la presidente del Consiglio italiana non è più il problema dell’Europa perché contrariamente ai timori nell’Ue, è collaborativa e cauta, probabilmente anche per interesse economico”. Di tutt’altro tono l’analisi dell’ex premier Giuseppe Conte, alla guida del M5S, per il quale «coerenza e coraggio sono le due parole mancanti nell’agenda di Meloni dopo appena 100 giorni dall’insediamento”. L’ex premier è convinto che la luna di miele è finita ancor prima di iniziare perché le promesse fatte in campagna elettorale si sono disciolte come neve al sole. “Vedo che l’aumento delle pensioni si è trasformato in un taglio delle rivalutazioni degli assegni pensionistici per il ceto medio – insiste Conte -; le carezze al settore edile in un taglio al superbonus; il blocco navale in un record di sbarchi rispetto agli anni precedenti; il taglio delle accise sulla benzina in un taglio agli aiuti ai cittadini sul carovita; il no alle trivelle un sì convinto nel giro di una settimana. Dallo slogan «con noi la pacchia è finita per l’Europa» si è passati, come nulla fosse, agli applausi alla Meloni da parte dei falchi europei dell’austerità, quegli stessi falchi che lei fino a un attimo prima di formare il governo attaccava”.

 

CRITICHE E CONSENSO

 

Sulla stessa linea si sintonizza il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, secondo il quale “non è stata una buona partenza perché non ha affrontato i nodi fondamentali e le emergenze sono il lavoro con la troppa precarietà o i salari con la gente che non arriva alla fine del mese. C’è una diseguaglianza nel nostro Paese che sta aumentando e questo a oggi non è cambiato”. Prosegue attaccando la politica fiscale del governo che favorisce gli autonomi a svantaggio dei percettori di reddito fisso. All’estremo opposto, com’è inevitabile, l’analisi di Raffaele Speranzoni e Lucio Malan di Fdi, e della ministra Daniela Santanché, secondo i quali “il governo ha dimostrato credibilità e affidabilità riportando l’Italia centrale in Europa. Ci aspettano grandi sfide ma abbiamo ben chiaro il nostro obiettivo: dare risposte chiare ed efficaci ai cittadini”.

 

REDDITO E MICHEL

Quanto alla battaglia sul reddito di cittadinanza da modificare radicalmente per la premier, gli europarlamentari grillini Laura Ferrara e Mario Furore osservano che “il suo governo lo sta demolendo, invece l’Europa addirittura lo promuove a modello per tutti gli Stati membri. Ieri il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato ufficialmente la raccomandazione sul reddito minimo adeguato, un passo fondamentale per la costruzione di una Europa sociale”. Da parte sua Meloni ricevendo a palazzo Chigi il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha parlato di pari condizioni alle imprese operanti in Europa, rivedendo il meccanismo degli aiuti di Stato, e si è parlato inevitabilmente di immigrazione. “Le frontiere dell’Italia sono anche le frontiere esterne dell’Ue – ha concluso Michele- e bisogna proteggerle. E negli ultimi mesi gli sbarchi sono cresciuti”. Quello che la maratoneta Meloni, che ha parlato anche della necessità di un fondo sovrano per rafforzare la competitività delle imprese, voleva sentire dire.

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