Esteri

Sri Lanka, il furore della Cina colpisce ancora

di Alessio Postiglione -


Dietro il caos, la trappola del debito e la guerra in Ucraina

Anche lo Sri Lanka paga la guerra in Ucraina. Il Paese precipita nel caos, travolto da una crisi sociale ed economica, prima che politica, innescata dalla trappola del debito cinese, amplificata dall’aumento delle materie prime legate al conflitto ucraino. Dopo una giornata di caos, il bilancio è di otto morti e 250 feriti, 65 case e 88 i veicoli dati alle fiamme, con le dimissioni del governo in carica di Mahinda Rajapaksa e l’ordine di sparare a vista contro chiunque danneggi le proprietà. Nel frattempo, la Cina – che ha fatto di Colombo un grano della “collana di perle” attraverso le quali Pechino bypassa l’odiata India e sposta le sue merci dal Mar Cinese meridionale al Mar Mediterraneo, passando per Pakistan e Golfo di Aden – dichiara di seguire la questione con la massima attenzione, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian. La Cina, d’altronde, secondo i critici, finanzia infrastrutture faraoniche in Asia, per poi legare a sé i Paesi cinti dalla “trappola del debito”. Lo scorso aprile, Mahinda Rajapaksa aveva chiesto a Pechino altri 2,5 miliardi di dollari in prestito.L’inferno di ieri è scoppiato dopo mesi di sofferenza. La tensione ha preso di mira le istituzioni, il presidente Gotabaya Rajapaksa e suo fratello, l’ex primo ministro Mahinda Rajapaksa, 76 anni, rifugiatosi nella base navale di Trincomalee, dopo aver abbandonato la residenza ufficiale di Temple Trees, presa d’assalto dalla folla. Con le dimissioni, l’ex premier cerca di aprire la strada alla formazione di un governo di unità nazionale. I Rajapaksa hanno dominato la politica dello Sri Lanka per oltre due decenni, piazzando vari congiunti nelle istituzioni. Fra le vittime della violenza, ci sono anche un poliziotto, il presidente dell’assemblea legislativa di Imaduwa, Sarath Kumara, il deputato dell’opposizione Kumara Welgama e il deputato della maggioranza Amarakeerthi Athukorala. La crisi nasce da lontano. Nel 2019, il presidente Rajapaksa sale al potere dopo gli attentati suicidi di Pasqua che avevano ucciso 290 persone. Nonostante l’indebitamento con la Cina per costruire le infrastrutture della Belt & Road Initiative- Bri, il governo varava delle politiche procicliche, mentre il rating peggiorava, precludendo al Paese l’accesso al credito e le sue riserve estere crollavano. La guerra in Ucraina ha fatto il resto. Colombo importa da Kiev beni per 59,2 milioni, di cui il 49,9% di grano e legumi. Tanto, per un Paese di 22 milioni di abitanti. Le riserve estere del Paese, così, sono scese sotto i 50 milioni di dollari. Ciò ha costretto il governo a sospendere i pagamenti di 7 miliardi di dollari di debito estero in scadenza quest’anno, con quasi 25 miliardi di dollari in scadenza entro il 2026 su un totale di 51 miliardi di dollari. Ironia della sorte, il greggio aumenta per colpa della guerra in Ucraina e la Cina, che controlla il debito dell’Isola, è il mercato di importazione in più rapida crescita per il petrolio, pari a 127 milioni di dollari.


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