Economia

Stabile l’export italiano, +30% rispetto al periodo Covid

di Redazione -

export


Secondo quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della CGIA, nel 2023 l’export italiano è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Si conferma, quindi, un trend assolutamente positivo, tanto che tra i paesi Ue solo la Germania con 1.562 miliardi e i Paesi Bassi con 866 miliardi hanno registrato un flusso di vendite superiore al nostro. Una stabilità per lo più riconducibile al rallentamento della domanda internazionale e allo sgonfiamento dei prezzi alla produzione, collegato all’assestamento dei prezzi delle materie prime; criticità che hanno caratterizzato buona parte del 2023. Rispetto al 2019, comunque, la crescita delle nostre esportazioni è stata del 30,4 per cento e se la comparazione la realizziamo con 15 anni fa, ovvero il 2008 che è l’anno che ha preceduto la grande caduta del commercio mondiale, l’aumento è stato addirittura del 70 per cento circa.

Per quanto riguarda le singole regioni, le aree più vocate al commercio estero sono state la Lombardia (163,1 miliardi di euro), l’Emilia Romagna (85,1 miliardi) e il Veneto (81,9 miliardi), insieme fanno più della metà dell’export italiano. Milano guida la classifica delle province con la maggiore predisposizione all’export. Nel 2023 nel capoluogo regionale lombardo il commercio estero è stato pari a 57,9 miliardi di euro: praticamente tanto quanto la Toscana e il doppio del Lazio. Seguono, sempre a livello provinciale, Torino (29,6 miliardi), Vicenza (23 miliardi), Bergamo (20,7 miliardi) e Brescia (20,6 miliardi) (vedi Tab. 6). In queste cinque realtà territoriali, tutte posizionate lungo l’autostrada A4, si produce quasi un quarto (24,3 per cento) dell’intera produzione nazionale di beni esportati all’estero. Nonostante le vendite all’estero delle nostre imprese siano rimaste le stesse del 2022, rimane straordinario lo score registrato ancora una volta da alcuni settori che molti esperti identificano come le ‘4A’: ovvero, l’Automazione/Meccanica, l’Abbigliamento/Moda, l’Alimentare e l’Arredo/Casa. Insomma, il nostro ”Made in Italy” rimane una garanzia di successo, non solo nell’export, anche se è una condizione necessaria ma non sufficiente per l’efficacia delle strategie di internazionalizzazione delle imprese. Tuttavia, chi stabilisce se un prodotto italiano è esportabile oppure no? Nella stragrande maggioranza dei casi i titolari di una azienda, rileva la CGIA, decidono di internazionalizzarsi perché hanno colto l’importanza di vendere all’estero per aumentare la marginalità e credono nel proprio prodotto, perché rispecchia l’italianità che in tutto il mondo è apprezzata per la qualità, il gusto, il design, la bellezza e la cura dei dettagli. Specificità, quelle appena richiamate, che caratterizzano i beni realizzati dalle 123 mila imprese italiane che esportano.


Torna alle notizie in home