Editoriale

STANCHI DELLE BALLE DELLO STATO

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Viveva come il protagonista dei Sopranos. Guidava la sua Alfa Romeo, faceva la spesa al supermarket, chiacchierava al telefono. Faceva cose, vedeva gente. Andava al bar e, quando serviva, aveva perfino il Green pass. Sarebbe questo il super latitante braccato per trent’anni dallo Stato, e arrestato qualche giorno fa da un’operazione del Ros, dopo una latitanza che, a giudicare dalla leggenda che lo avvolge, Matteo Messina Denaro avrebbe invece condotto sotto una rete di protezione impenetrabile. Fa ridere solo ascoltarlo.
Bravi i carabinieri, anzi bravi due volte. Bravi a prenderlo e ancora più bravi a far finire questa farsa durata tre decenni. Non ci crede nessuno che quest’uomo non fosse già stato individuato in passato. Non ci crede nessuno che nel paese dove si è rifugiato, Campobello di Mazara, non sapessero che quel signore fisicato e depilato e ben vestito che passeggiava fischiettando per la cittadina era Messina Denaro, l’ultimo stragista, condannato a diversi ergastoli per decine di omicidi e delitti atroci. La storia di questo superlatitante e delle balle raccontate al paese da fior fior di politici e di inquirenti in questi anni è la metafora di come la verità ufficiale non sia mai da prendere per buona. E basta sfogliare il giornale per capire che i cittadini cominciano a farsi qualche domanda in più di quante erano abituati a farsi. Sarà la crisi economica. Sarà che è sempre più dura tirare a campare ma di fronte al parlamento che vota un altro decreto Ucraina, mandando altre armi, per una guerra atroce che non finisce, dopo un anno in cui ci raccontano che quella era l’unica strada per la pace, beh molte persone cominciano a pensare che anche qui ci raccontano bugie.
E la stessa cosa vale per il caro benzina, per i prezzi, per il sistema di questa democrazia che a parole resta la migliore del mondo ma nei fatti non soddisfa più larghe fette della popolazione, costruendo milioni di poveri e distribuendo la sua ricchezza sempre nelle mani di meno persone. È giusto che in un Paese fatto di ballisti, arrestino pure il capo della mafia mentre passeggia per la città. Ed è giusto che provino a raccontare che quell’uomo era misterioso, che nessuno lo conosceva, che nessuno si era avvicinato a lui. Il problema è chi ancora ci crede. Perché quello che vediamo non è altro che il volto dell’Italia degli ultimi anni. Un paese fatto di slogan, frasi fatte, verità servite al dettaglio per risolvere il problema del momento a chiacchiere. Mentre criminalità, crisi, recessione, povertà crescono facendo finta di no. E allora, cara Italia, prenditi di Messina Denaro la lezione migliore: dopo questa, crederemo ancora di meno alla verità ufficiale fino a quando le spiegazioni che cominceranno ad arrivare non corrisponderanno almeno a grandi linee alla realtà che abbiamo davanti agli occhi. È finito il tempo delle democrazie che hanno di fronte a sé giganteschi problemi e chi le guida, anziché mostrarceli e indicarci una strada, tenta il lavaggio del cervello per farci vedere qualcosa di diverso da quello che abbiamo davanti agli occhi. Una sberla in faccia diamocela ogni mattina. Svegliamoci. Basta credere alle balle.

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