Starmer: “Riconosceremo la Palestina se Israele non si ferma”
Il primo ministro della Gran Bretagna Keir Stramer è pronto ad annunciare un piano di pace che includerà un eventuale riconoscimento di uno Stato di Palestina a settembre “se Israele non accetta il cessate il fuoco a Gaza”. L’annuncio dopo una riunione straordinaria del consiglio dei ministri e dopo l’incontro del politico con il presidente americano Donald Trump in Scozia.
La Gran Bretagna per una pace duratura in Palestina
L’obiettivo sarà trasformare il cessate il fuoco a Gaza in una pace duratura. Di prospettive per la fine della guerra ha parlato anche il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot nel corso della conferenza sulla Palestina che si è aperta lunedì presso le Nazioni Unite. “Sarebbe un’illusione pensare di poter raggiungere un cessate il fuoco duraturo senza sapere cosa accadrà a Gaza alla fine della guerra e senza un orizzonte politico”, ha dichiarato.
La Francia aveva appena annunciato il riconoscimento della Palestina a settembre. Il Lussemburgo si prepara a seguire l’esempio. Intanto, segnali che i negoziati tra Israele e Hamas potrebbero riprendere a breve si susseguono. Mentre i mediatori di Egitto e Qatar sarebbero in attesa di disposizioni da parte di Steve Witkoff, ieri il diplomatico statunitense ha incontrato in Florida due rappresentanti del governo israeliano: il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, stretto collaboratore di Netanyahu, e il consigliere per la Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi.
Qualcosa sta accadendo a Gaza, con la ripresa degli aiuti umanitari e il cessate il fuoco diurno nelle zone dei combattimenti. L’esercito israeliano prosegue l’avanzata, ma il futuro politico della Striscia è sempre più incerto. Durante la conferenza sulla Palestina, la Francia aveva proposto una road map in tre punti: riformare l’Autorità Palestinese, disarmare Hamas ed escluderla definitivamente dalla vita politica. Con oltre due terzi di Gaza controllati dall’esercito israeliano, l’avanzare degli insediamenti in Cisgiordania e nuove prove generali di annessione approvate alla Knesset, la comunità internazionale, ferma agli Accordi di Oslo, cerca di recuperare terreno.
A sostenere l’iniziativa, a guida francese, è l’Arabia Saudita. Ed è Riad ad avere l’asso nella manica per riattivare il morente processo di pace. Il ministro degli Esteri Faisal bin Farhan ha reiterato la posizione comunicata all’amministrazione Trump in merito agli Accordi di Abramo: “La normalizzazione con Israele avverrà solo attraverso la costituzione di uno Stato di Palestina”. Alle Nazioni Unite il primo ministro dell’Autorità Palestinese, Muhammad Mustafa, ha ribadito senza ambiguità la posizione di Ramallah: Hamas liberi gli ostaggi israeliani, ceda il controllo di Gaza e trasferisca le sue armi all’Autorità Palestinese. Ramallah è pronta a coordinarsi con una forza internazionale araba al termine della guerra. Il ministro degli Esteri egiziano ha parlato di un “gruppo di donatori per la Palestina”, il cui compito sarà di finanziare ricostruzione e riforme.
Durissima la reazione israeliana. Il ministro degli Esteri Gideon Saar ha dichiarato di non accettare pressioni a cessare la guerra e a riconoscere uno Stato palestinese. Gerusalemme, che accetterebbe la presenza di Paesi arabi a Gaza, ha sempre posto il veto sul coinvolgimento dell’Autorità Palestinese. “Creare uno Stato palestinese oggi equivale a creare uno Stato di Hamas: non accadrà”, ha dichiarato il ministro. Ieri diversi giornali israeliani, tra cui Haaretz, hanno fatto circolare la voce di un piano per la possibile annessione graduale di Gaza. A oltre 30 anni dagli accordi di Oslo il processo è ancora al punto di partenza.
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