Editoriale

Stato di pulizia: la parola fascista pronunciata ogni cinque minuti…

di Tommaso Cerno -


Stato di pulizia. La parola fascista pronunciata ogni cinque minuti, e questa definizione di Stato militarizzato pronunciata fra l’altro dalle stesse persone che per un anno e mezzo hanno chiuso milioni di famiglie italiane in casa per il Covid, sparato con gli idranti sulla piazza che protestava, imposto vaccinazioni come in un film di fantascienza anche solo per andare a lavorare, perfino a gente che era sana. Quell’Italia ormai l’abbiamo dimenticata, ma non l’ha dimenticata la gente. E dopo avere imposto limitazioni della libertà di questo tipo senza ammettere alcun dibattito, censurando qualunque forma anche solo di dubbio, dovrebbe essere davvero vietato poter anche solo immaginare che il caos italiano di oggi, dove tutti possono dire quello che vogliono e spararla più grossa di Bertoldo, possa essere considerato davvero da qualcuno uno Stato che vede a rischio la democrazia e la libertà personale.

C’è una lezione che ci viene da questi decenni ed è quella che l’ opposizione, soprattutto la sinistra che non vince le elezioni davvero dai tempi di Romano Prodi, riuscirà a tornare a Palazzo Chigi con il consenso popolare quando toglierà dalla sua priorità politica l’aggressione ideologica secondo l’abitudine ormai che ha di dover stare lei al potere perché glielo garantisce una sorta di superiorità morale, e torneremo ad avere una sinistra che riesce a parlare con il lavoratore, con i più poveri, progettando un’idea di futuro che non passa attraverso la delegittimazione dell’avversario, l’insulto, la grande bugia. Probabilmente per fare questo bisognerebbe riflettere davvero sulla gestione del Covid. Che abbiamo messo in campo con una potenza di censura che non aveva similitudine nella storia moderna e contemporanea dell’Italia, e abbiamo dimenticato talmente in fretta da sentirci oggi tutti privi di ogni responsabilità.

E questa richiesta di una grande riflessione dovrebbe venire da tutti i partiti. E invece assistiamo alla solita manfrina dei leader che cambiano le carte in tavola. Se il PD appunto che ha sfoggiato i decreti di Speranza ministro della Salute e oggi parla di una specie di nuova Gestapo fa sorridere e comunque intuire che l’unica cosa che davvero interessa ai capi partito è stare al centro del dibattito con Giorgia Meloni come avversaria e nemica, anche Matteo Renzi che fa quello che invoca la verità sul Covid faceva parte dei governi che hanno votato quei provvedimenti e che hanno partecipato alla grancassa di conformismo culturale che ha vietato alle poche mentire rimaste libere in Italia durante la pandemia di potere anche solo affermare che non tutto era così sicuro come qualcuno voleva farci credere in nome della scienza. Questo porterà a una campagna elettorale per le Europee priva di contenuti.

Prepariamoci a quattro mesi di scontro su tutto. Uno scontro che arriverà all’attacco personale e che poco ha a che vedere con la dimensione politica della contesa e molto invece con quella personale. Basti sentire il tono sulla riforma costituzionale per il premierato per capire che i due schieramenti all’apparenza stanno su posizioni inconciliabili ma nella realtà sono identici. Persuasi di avere tutta la ragione gli uni come gli altri si profila uno scontro che elimina per natura la dialettica politica, alla base di ogni riforma cui un Paese vuole provare a dare sostanza. E vedremo se i cittadini alle Europee si sentiranno di dare un responso a questa ormai abitudinaria stortura che ha reso la nostra democrazia oltre che più inefficace anche noiosa e per molti aspetti incapace di uscire dalla rissa.


Torna alle notizie in home