Editoriale

Stop alla par condicio

di Adolfo Spezzaferro -


Erano gli anni ‘60 quando sulla Rai andò in onda per la prima volta “Tribuna politica”: era un’altra tv ed era ovviamente un’altra (classe) politica. Con questo programma, seguitissimo, la televisione pubblica dava voce a tutte le forze in Parlamento. Negli anni ’90 invece si volle regolamentare questa vetrina elettorale con la cosiddetta par condicio. Un meccanismo che in sostanza doveva scongiurare il rischio che la maggioranza al governo godesse di maggiori passaggi televisivi rispetto all’opposizione o minoranza. Oggi invece assistiamo all’esasperazione del concetto di par condicio, a una estremizzazione delle regole sulla visibilità dei partiti sulle reti del servizio pubblico. Agli italiani infatti è impedito di assistere al duello tra la premier e leader del principale partito di maggioranza (FdI) Giorgia Meloni e la leader del principale partito di opposizione (Pd) Elly Schlein. Lo ha stabilito l’Agcom ossia l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Poiché soltanto quattro forze politiche su otto in lizza per le elezioni europee si sono dette d’accordo al confronto su Rai1 a Porta a porta da Vespa, l’Agcom ha detto no. Ma allora scusate, perché non torniamo alla cara vecchia “Tribuna politica”? Che tanto lustro e altissimo share ha dato alla Rai e che ancora oggi potrebbe dare le stesse opportunità di parola a tutti i partiti. Poi va da sé che ciò che più ci preme e più interessa anche gli elettori è il duello Meloni-Schlein. Soltanto un pazzo o un rosicone in malafede potrebbe affermare il contrario. La prima donna presidente del Consiglio della storia della Repubblica e la prima donna a guida del secondo partito italiano per consensi che si confrontano sulle rispettive visioni dell’Unione europea. Già solo per la possibilità concreta di riavvicinare i disamorati alla politica, riducendo almeno un po’ gli altissimi, inaccettabili tassi di astensionismo, la par condicio andrebbe abolita. Non a caso, FdI e Pd sarebbero intenzionati a modificare queste regole tanto rigide da essere un bavaglio al confronto democratico.


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