Politica

Stop Cartabia

di Domenico Pecile -


L’esordio della prima riunione del Consiglio dei ministri ha partorito il primo decreto sulla Giustizia. Al centro, l’ergastolo ostativo e la Riforma Cartabia che viene rinviata al prossimo 30 dicembre. Un segnale, ha sottolineato dalla Premier Meloni, di efficacia, di chiarezza su un tema come “quello del rispetto delle regole” e della “lotta alla mafia”, ma anche un “segnale di discontinuità”. Per il Guardasigilli, Nordio, si è trattato “di una giornata importante per la giustizia italiana”. Sull’ergastolo ostativo, la Meloni ha sottolineato che il voto espresso all’unanimità dalla Camera dei deputati del precedente governo non ratificato poi dal Senato per motivi di tempo ha suggerito di rispettare quella decisione del precedente Parlamento. “Se ricordate – ha aggiunto – nella relazione che h fatto in Parlamento avevo detto che la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata era soltanto uno degli obiettivi di questo Governo e sono contenta anche che l decreto contenga una norma che va in questo senso”.

L’ergastolo ostativo

La Meloni ha detto di capire l’urgenza perché l’8 novembre ci sarà l’udienza della Corte costituzionale e dunque “non mi sento di condividere il giudizio tranchant degli avvocati penalisti”. La Premier a tale proposito ha fatto notare che esistono diverse sentenze sia della Corte europea sia della Corte costituzionale che ipotizzano profili di incostituzionalità dell’ergastolo ostativo – che prevede i benefici carcerari soltanto ai detenuti che collaborano con la Giustizia – perché manca la funzione rieducativa del carcere. Nella bozza del decreto l’accesso ai benefici penitenziari per reati di mafia e terrorismo è possibile “anche in assenza di collaborazione con la giustizia” se è avvenuta “una riparazione pecuniaria del danno alle vittime”.

Processo penale serve altro tempo

Quanto alla Riforma Cartabia, la Meloni ha ricordato che sarebbe dovuta entrare in vigore proprio domani per la parte attinente al processo penale. Nordio ha precisato che è stato ascoltato il grido di dolore delle Procure generali che hanno denunciato la mancanza degli strumenti attuativi della norma. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ha commentato che il ministro della Giustizia e l’intero governo hanno fortunatamente dato ascolto alle indicazioni della magistratura associata in ordine alla opportunità di una disciplina transitoria per importanti settori della recente riforma del processo penale. Insomma, il rinvio si rende necessario perché si pone come passaggio necessario alla definizione della disciplina transitoria e questione di non minore rilievo al riassetto organizzativo degli uffici. “Io – ha voluto aggiungere Nordio – sono stato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e proprio per questo sono assolutamente consapevole delle difficoltà in cui si trovano le nostre Procure a tutti i livelli. E so perfettamente che allo stato attuale c’è l’impossibilità di adeguare i flussi informativi tra gli uffici giudiziari e le stesse procure”.
Dunque, il rinvio che sia Nordio che la Meloni rischiava di essere interpretato come una sconfessione di quanto fatto in precedenza Non solo, ma la premier ha assicurato che il rinvio al 30 dicembre non mette in pericolo il Pnrr.


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