Storia del Teatri: la Tragedia, le Lenee e Dioniso
La tragedia per Aristotele è “sorta in origine dall’improvvisazione da coloro che intonavano il ditirambo”, come scrive nel IV libro della Poetica. Eratostene gli fa eco nel poemetto Erigone: “In Icaria, colà per la prima volta danzarono intorno ad un capro”. La capra è l’animale sacro per Dioniso, dio del vino, dell’ebbrezza e del Teatro. Le Grandi Dionisie, istituite nel 535-533 a.C. per opera di Pisistrato, furono all’origine del Teatro. Esse consistevano in gare tra cori ditirambici, i canti corali in onore del dio. Il drammaturgo Luigi Lunari ricorda che il Teatro, e in particolare la tragedia, per i greci era un vero e proprio rito. Qualcosa di sacro al quale tutti partecipavano, attori e spettatori. Il coro infatti aveva un ruolo predominante. Era un ponte tra l’azione drammatica e il pubblico. Era lo “spettatore ideale” come lo definisce August Wilhelm von Schlegel o “la voce del poeta” per citare Silvio d’Amico. In Breve Storia del Teatro, Lunari scrive che introducendo la parola durante i ditirambi, la manifestazione religiosa assunse anche la sacralità artistica. Ma quali erano queste feste? E quali, soprattutto in onore a Dioniso? Le Lenee erano tra le più antiche e si celebravano nel mese di Gamelion (tra gennaio e febbraio). Furono istituite ufficialmente intorno al 442 a.C. ma riprendevano sicuramente riti ancora più antichi. Il termine deriverebbe da lenós, “torchio”. Leneo sarebbe dunque un epiteto del dio Dioniso: Dioniso Leneo, ossia Dioniso del torchio; ma potrebbe anche indicare il recinto sacro del quartiere ateniese di Limne, famoso proprio perché al suo interno c’era il più antico tempio di Dioniso. Citando il grecista e filologo Carlo Ferdinando Russo: nel Leneo “si tenevano gli agoni drammatici degli Ateniesi prima che il Teatro fosse costruito, e per gli spettatori venivano impiantati di volta in volta banchi di legno. il Leneo, si dice, fu abbandonato all’inizio della seconda metà del V secolo in conseguenza del riassetto pericleo del Teatro di Dioniso”. Un anno le strutture lignee che ospitavano gli agoni crollarono, e questo spostò il luogo delle rappresentazioni nel santuario di Dioniso. Si cominciò a costruire a ridosso del santuario anche il Teatro, che fu ultimato sotto Licurgo. Ecco spiegato perché il Témenos (o santuario) di Dioniso fosse adiacente al Teatro di Dioniso. Possiamo dunque considerare gli attori alla pari degli officianti.
Tornando alle Lenee, esse erano feste religiose, basate su concorsi drammatici (dove si cantava il ditirambo) e rappresentazioni di commedie, ma anche sul consumo di vino e su riti propiziatori legati alla mescita di esso. Erano una festa dal carattere ambivalente, si rideva e si piangeva, proprio come il dio a cui tutto questo era dedicato. In Dioniso convivono vita e morte, è simbolo della rinascita: ucciso e smembrato dai Titani viene ricomposto da Apollo. Come succede al mosto che rinasce e diventa vino. Il vino nasce dalla decomposizione dell’uva, il nuovo nasce dal vecchio, la vita dalla morte. Ernst Robert Curtius in Storia dela Grecia scrive: “Dioniso era il dio dei contadini, il dispensatore del più pieno godimento festoso nelle condizioni libere di una vita condotta secondo Natura”.
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