Cronaca

Strage a scuola, 19 bambini uccisi in Texas

Un 18enne apre il fuoco in una scuola elementare a Uvalde. L’America piange l’ennesima mattanza degli innocenti

di Giovanni Vasso -


Salvador Ramos, 18 anni, ha ucciso ieri 19 bambini e due adulti in una scuola elementare a Uvalde, in Texas. Armato di pistola e forse anche di un fucile, con addosso un giubbotto antiproiettile ha fatto irruzione alla Robb Elementary, seminando piombo, sangue e terrore. Il giovane, prima di uscire di casa, aveva fatto fuoco contro la nonna. Che è stata poi soccorsa e risulta ricoverata in gravissime condizioni in ospedale. Secondo gli investigatori texani, Ramos avrebbe agito da solo per motivi non ancora ben chiari. Prima di mettere in pratica i suoi piani si sarebbe vantato dei suoi propositi con una ragazza contattata su Instagram, alla quale però avrebbe svelato solo di avere un segreto. “Sto per…” le avrebbe scritto. Senza aggiungere altro. Avrebbe lasciato parlare i fatti, purtroppo. 

Tutto si sarebbe consumato in pochissimo tempo. Il 18enne sarebbe arrivato nei pressi della scuola in auto ma avrebbe avuto un piccolo incidente stradale. Poi avrebbe tentato di guadagnare l’ingresso all’edificio ma sarebbe stato affrontato dalle guardie in servizio di sicurezza alla Robb Elementary. Sarebbe uscito ad avere la meglio sugli agenti e quindi sarebbe entrato all’interno delle classi, falciando chiunque gli si parasse davanti. Sul posto sono arrivati subito i rinforzi e il killer, fino a poco prima liceale della Uvalde High School, è stato ucciso dai poliziotti accorsi. La ricostruzione precisa dell’accaduto, per il momento, è ancora in corso.

L’identificazione delle giovanissime vittime ha richiesto diverse ore e addirittura l’esame del Dna. Ore d’angoscia, rabbia e disperazione per i genitori che hanno dovuto riconoscere nei corpi esanimi i resti dei propri figli, ammazzati senza alcuna ragione. Hanno dovuto attendere tutta la notte perché i loro bambini, vittime dell’ennesima sparatoria a scuola, potessero tornare tra le loro braccia. Per l’ultima volta. Uvalde, piccola cittadina della provincia profonda, abitata da poco più di 16mila persone, per la maggioranza latinos a 137 chilometri da San Antonio, si è stretta nel dolore e nelle veglie di preghiera, nella richiesta di giustizia e che tutto ciò non accada mai più. 

L’America ha dovuto fare i conti con l’ennesima strage di innocenti. Era dai tempi dell’assalto alla scuola Sandy Hook, accaduto a Newtown nel Connecticut dieci anni fa, che gli Stati Uniti non piangevano tante vittime. In quell’occasione, il 20enne Adam Lanza sparò e uccise venti bambini tra i sei e i sette anni, tolse la vita ad altre sette persone prima di suicidarsi al momento dell’arrivo dei poliziotti. Eppure la storia sanguinosa dei massacri in classe, negli Stati Uniti, è lunghissima. Il primo episodio del genere risale addirittura al 1927 quando Andrew Kehoe, che lavorava alla scuola elementare di Bath nel Michigan, decise di farla saltare in aria. Fece esplodere tre ordigni, carichi di dinamite, uccidendo 45 persone e ferendone altre 58. La maggior parte delle vittime erano bambini. Lo stesso Kehoe decise di togliersi la vita facendosi saltare in aria con la sua Ford T, trascinandosi dietro il sovrintendente scolastico e quattro passanti. Ma la strage che forse ha segnato più a fondo gli Stati Uniti, prima di quella di Uvalde, è stato il massacro alla Columbine High School il 20 aprile del 1999. Quando due studenti, Eric Harris e Dylan Klebold spararono contro i compagni e gli insegnanti, uccidendo dodici persone e ferendone altre 24. Accerchiati dalle squadre della Swat, Harris e Klebold decisero di uccidersi.


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