Su Dazi e Almasri il governo non riferirà in Parlamento. Ira delle opposizioni
La situazione incandescente che si registra al ministero della Giustizia per il caso Almasri e a livello internazionale per la schizofrenia di Trump sui dazi ha contribuito a rendere ancora più infuocato il dibattito politico tra maggioranza e opposizione. Da giorni gli esponenti dei partiti di minoranza chiedono che il Guardasigilli riferisca in Parlamento dopo le novità trapelate sul rimpatrio del torturatore libico e che la premier Giorgia Meloni faccia lo stesso per quanto riguarda i dazi. Una richiesta che ieri è stata rinnovata in modo ufficiale nel corso della conferenza dei capigruppo al Senato, senza che però sia stato calendarizzato alcunché. Per quanto riguarda i lavori da qui alla pausa estiva, è stata finalmente fissata la data per il licenziamento della riforma della Giustizia che sarà votata martedì prossimo. Oltre alla separazione delle carriere dei magistrati e ai ben sei decreti da convertire, a partire da quello Infrastrutture sul quale il governo ha posto la questione di fiducia, il Senato si occuperà anche dei provvedimenti sul femminicidio e su quello, particolarmente delicato e complesso, del fine vita che le opposizioni hanno chiesto possa essere archiviato prima della sospensione dei lavori. Una richiesta accordata anche nel tentativo di stroncare le polemiche che hanno accompagnato il rifiuto del governo a riferire sui dossier Almasri e dazi. A spiegare il motivo per il quale le informative così caldamente invocate non avranno luogo, almeno al momento, è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. “Il governo non scappa, non ha intenzione di scappare”, ha assicurato, ma sul fronte dazi è necessario “rispettare quello che avviene in queste ore febbrili nelle trattative tra i governi, l’Ue e gli Usa”, mentre per quanto riguarda il caso che coinvolge il ministro Nordio “è in corso una indagine della magistratura, in questo momento non è né utile né opportuno che il governo riferisca su cose che nemmeno conosce, riferirà alla conclusione dell’indagine, quando ci saranno elementi utili al dibattito parlamentare, prima non avrebbe senso”. Una chiusura che l’opposizione fa fatica a mandare giù, tanto da parlare di una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento. Di tutto altro avviso, ovviamente, la maggioranza che invece non vede l’ora di mettere un ulteriore punto alla riforma della Giustizia che dopo l’ok di Palazzo Madama dovrà affrontare ancora altre due letture parlamentari e il tempo inizia a stringere.
Torna alle notizie in home