Primo Piano

“Sulla difesa l’Italia può assicurarsi il più grande mercato su scala mondiale”

di Adolfo Spezzaferro -


“L’India proporrà un cessate il fuoco, perché finché russi e ucraini si sparano non si può parlare di pace”. Ne è convinto Vas Shenoy, presidente dell’Associazione Sākshi e della Glocal Cities Onlus, esperto di rapporti Europa–India, con il quale abbiamo fatto il punto sulla visita del presidente del Consiglio in India.

Perché è importante il viaggio di Giorgia Meloni?
Perché in questo momento l’Italia sta cercando dei partner anche al di fuori della Ue, perché la Meloni sta cercando di avere una leadership, di prendere iniziative in Europa. Visto che ci sono già Francia e Regno Unito come, alleati fortissimi dell’India, e visto che in qualche maniera la Germania ultimamente sta facendo tanta corte all’India, è di fondamentale importanza l’incontro della Meloni con il premier Modi. Per stringere un primo rapporto politico.

 

In che senso politico?
Ricordiamoci che anche con il governo Conte il premier indiano aveva firmato diversi accordi, ma allora il governo italiano era molto vicino alla Cina. Era stato il primo Paese europeo del G7 a firmare l’accordo Belt and Road Initiative. A livello geopolitico il governo Conte era un alleato della Cina. Draghi poi ha fatto tanto per riavvicinare i due Paesi dopo i tanti problemi, come il caso marò e il caso Leonardo Agusta Westland. Però comunque Draghi era un premier tecnico, non politico. Quindi la Meloni è il primo leader politico ed è giovane. Si spera dunque che inizi una lunga collaborazione tra Italia e India. Anche perché a differenza di Francia e Regno Unito, l’Italia non ha un passato coloniale in India.

 

Accordi economici ma anche una missione di delicata importanza sul fronte dell’Indo-Pacifico…
Esatto. Anche perché l’India non crede nella possibilità di un’aggressione da parte della Cina, con cui condivide 3.400 chilometri di frontiera. Nonostante continui scontri con la Cina, l’India riesce a mantenere economico e commerciale abbastanza stabile e crescente. La Meloni, che è scettica nei riguardi della Cina, ma sa che non può scontrarsi con Pechino. In questa ottica, l’India offre all’Italia un bilanciamento rispetto alla Cina, in termini economici e politici.

 

Il dossier difesa è centrale per l’incontro Meloni-Modi. Perché?
L’Italia è stato uno dei Paesi che in passato aveva posto il veto alla fornitura di armi da parte dell’Europa. La conseguenza è stata che dopo dieci anni a tutt’oggi il 50 per cento degli armamenti e delle forniture per le forze armate dell’India sono di provenienza russa. L’India ha bisogno di armi, perché è un Paese che per costituzione non può fare una prima aggressione, deve agire solo di difesa. Però l’India è circondata da nemici: da un lato ha il Pakistan, che finanzia il terrorismo, dall’altro ha la Cina, che è molto aggressiva. Per difendersi l’India deve essere armata. Se l’Italia si gioca bene le sue carte, si ritrova il mercato della difesa oggi più importante del mondo. E l’India è un partner tecnologico. Ma non finisce qui.

In che senso?
L’India è una democrazia che ha una penisola molto lunga, in mezzo all’Oceano Indiano da un lato e al Mar Arabico dall’altro. Ha quindi un ruolo strategicamente importante nell’Indo-Pacifico. La Cina ha creato il Filo di perle, ossia una cintura di porti controllati dai cinesi per circondare l’India via mare. Ma attenzione, la presenza indiana così vicino ai porti cinesi permette ai Paesi alleati di poter far approdare le proprie navi senza dover attraversare l’Indo-Pacifico. Un’area strategica per tutti. Il conflitto russo-ucraino in tal senso è una lezione che abbiamo imparato tutti.

 

Ci spieghi meglio.
Un’aggressione che arriva da una parte del mondo, l’effetto farfalla fa pagare le conseguenze a tutti. Nessuno è immune oggi alle azioni degli altri.

 

Dopo che la proposta di pace della Cina è stata bocciata dall’Occidente, il G20 è l’occasione giusta per l’India per accogliere la richiesta della Ue di proporsi come mediatore per la pace?
Il premier Modi a Samarcanda nel suo incontro con Putin ha condannato l’aggressione russa, cosa che la Cina non ha mai fatto. Tuttavia c’è una linea che l’Occidente finora non è pronto ad accettare. Ossia che prima di negoziare la pace c’è bisogno di un cessate il fuoco. Non puoi parlare di pace mentre le due parti continuano a sparare. L’Ucraina e quindi l’Occidente devono accettare qualche proposta concreta che possa andare bene alla Russia per un cessate il fuoco. Se non ci sono condizioni concrete per un cessate il fuoco non possiamo parlare di pace.

 

Allo stato attuale però né Zelensky né Putin ritengono che ci siano le condizioni per un cessate il fuoco. Cosa può fare l’India sul fronte diplomatico?
L’India proverà a proporre, ad incoraggiare un cessate il fuoco. Ma non intende proporsi come mediatore. Non è un Paese che si impiccia delle guerre degli altri perché non vuole che gli altri si impiccino delle guerre dell’India.

 

E quindi?
Oggi l’India è un broker che non vuole avere la responsabilità di essere un mediatore per la pace. Ma essendo una piattaforma che riunisce i Paesi del G20, essendo un Paese amico di entrambi i Paesi coinvolti nel conflitto, pur essendo fermamente schierato con le democrazie e con l’Occidente, ha una credibilità sia per Kiev che per Mosca. Forte di questo, l’India può fornire una piattaforma per la discussione di un cessate il fuoco.

 

L’Indo-Pacifico è un’area di crisi dove è possibile una escalation. India e Cina come si comporteranno?
Sono due antiche civiltà che dopo una guerra per cui hanno pagato un prezzo altissimo hanno capito che il conflitto aperto non porta da nessuna parte. La Cina non è la Russia, anche culturalmente e per conformazione. E’ difficile che la Cina compirà un atto ostile nel prendere Taiwan, perché iniziare una guerra con l’India sulla frontiera indiana o nei mari, conquistando Taiwan, scatenerebbe una guerra mondiale.


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