Cultura & Spettacolo

Sulle tracce della dea Iside nella città delle streghe

di Redazione -


di ANGELA ARENA

Il fascino che nell’immaginario collettivo ammalia ed al contempo avvolge in un magico alone di mistero l’antichissima città di Benevento, ruota, da sempre, intorno alla leggenda delle streghe ed ai rituali notturni secondo cui le “janare” si riunivano sotto un immenso albero di noce situato sulle sponde del fiume Sabato, la cosiddetta Ripa delle Janare e, danzando, celebravano i “sabba”.
Tuttavia, meno nota, è invece la forte connessione che lega Benevento al culto della dea egizia Iside, peraltro testimoniato da svariati rinvenimenti archeologici che ancora oggi continuano ad emergere nel cuore della città campana ed a cui, per una serie di svariati fattori si deve l’origine del mito delle Streghe.
Sebbene, infatti, la leggenda affondi le sue radici in epoca longobarda, il mito appare ascrivibile all’antica venerazione, presso la città di Benevento, della dea Iside.
All’interno di questo culto, infatti, la dea egizia, veniva identificata anche con Ecate, dea degli inferi, ed invero, le caratteristiche di alcune streghe sono riconducibili a quelle di Ecate.
Inoltre, anche il termine janara, con il quale sono appellate le streghe beneventane potrebbe ricondurre alla loro discendenza dalle sacerdotesse della grande dea.
Vi sarebbe l’ipotesi che il termine janara derivi dalla dea Diana, altra divinità molto venerata in città ed a sua volta identificata con Ecate, considerata nella mitologia greca il prototipo della strega per la sua capacità di trasformarsi in lupa o asina, ed Ecate è, nell’Egitto di età ellenistica, identificata appunto con Iside.
Peraltro, lo stesso nome con cui viene indicata la strega a Benevento, janara, sembra possa derivare da quello di Diana, tant’è che il termine janara era la trascrizione dialettale del latino dianara, che significa “seguace di Diana”.
In particolare il culto isiaco si diffuse a Benevento in epoca Romana, allorquando l’imperatore Domiziano di ritorno dal suo viaggio in Egitto, nell’89 d.C., fece erigere in onore di Iside Pelagia, un tempio allestito con materiali, tecniche ed arredi, originari dell’Egitto, proclamando la dea Signora di Benevento ed elevando se stesso al rango di dominus et deus.
L’allusione al culto isiaco è rinvenibile, in primis, dalle iscrizioni in geroglifico, poste su due monumentali obelischi gemelli che erano collocati all’ingresso del tempio mentre il dromos, il corridoio che conduceva alla cella in cui era custodito il simulacro della dea, doveva essere fiancheggiato dalle statue di falco raffiguranti Horus e dalle sfingi (tre di queste sono invece esposte al Museo Barracco a Roma).
Attualmente questi obelischi sono presenti in città: uno conservatosi integro e visibile in piazza Papiniano, mentre l’altro frammentario è custodito all’interno delle sale museali dell’Arcos dedicate alle sculture del tempio.
Le testimonianze che riconducono al maestoso Iseo Campense, invece, sono state rinvenute durante i lavori di ristrutturazione del 1903 relativi alla Caserma dei Carabinieri posta, in quel periodo, presso l’ex Convento di Sant’Agostino a Benevento.
Già nel 1969 l’egittologo tedesco Hans Wolfgang Müller riconobbe in Benevento il più grande centro di rinvenimenti egizi fuori dall’Egitto, insieme a Roma, raccogliendo tali ritrovamenti per la prima volta in un catalogo .
Attualmente, parte di questi numerosi reperti sono a Roma in prestito temporaneo presso la Domus Aurea, il Parco Archeologico del Colosseo che ospita la Mostra: “L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto”.
Da sottolineare, tuttavia, come ancora oggi, l’ubicazione del tempio eretto dall’imperatore Domiziano ed in cui queste sculture erano collocate costituisca oggetto di una vexata quaestio, mai sopita.
Al riguardo sono state avanzate soltanto ipotesi, sebbene di recente, ovvero lo scorso maggio, nella zona denominata Piazza cardinal Pacca siano emerse preziose testimonianze in tal senso e si discuta sulla necessità di completare il Front Office Turistico finanziato con i fondi PICS, per realizzare un terminal bus turistici, il cui progetto di realizzazione fu approvato dall’amministrazione Mastella nel 2019.


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