Esteri

Summit delle Americhe: gli Usa escludono Cuba, Nicaragua e Venezuela

di CdG -

Joe Biden


Il Messico rifiuta l’invito di Washington per protesta e potrebbero non essere presenti anche altri Stati, con conseguente rischio di fallimento del vertice

I capi di Stato di Cuba, Nicaragua e Venezuela non prenderanno parte al Summit delle Americhe, il nono da quando, nel 1994, l’incontro si svolse la prima volta per iniziativa di Bill Clinton. L’appuntamento, previsto per questa settimana a Los Angeles, è stato organizzato per discutere di come “Costruire un futuro sostenibile, resiliente ed equo” per l’emisfero, per pianificare politiche di contenimento delle migrazioni al confine meridionale americano (punto questo che per Biden rappresenta una priorità) e – questo lo scopo non dichiarato ma pure ben evidente – di riallacciare in funzione anti-Cina i rapporti degli Stati Uniti con l’America latina.

A proposito dei tre Paesi non invitati, è stato escluso senza riserve il presidente del Nicaragua Ortega, considerato un ex guerrigliero marxista che ha conquistato il suo quarto mandato consecutivo dopo aver messo i suoi rivali dietro le sbarre. Ed analoga decisione ha riguardato Maduro, anche se circa il Venezuela è stata ventilata l’ipotesi di far partecipare il leader dell’opposizione Guaido, che Washington riconosce come presidente legittimo del Paese. Circa infine Cuba, che pure aveva partecipato alle ultime due edizioni del summit, si era pensato di far presenziare un rappresentante del governo che non fosse il presidente. Del resto il leader de L’Avana Diaz-Canel aveva detto che non sarebbe andato anche se invitato, accusando gli Usa di “pressioni brutali” per rendere il vertice non inclusivo.

L’annuncio della decisione relativa alle esclusioni, presa dall’amministrazione americana che ospita il summit, è stato diffuso in queste ore da Bloomberg e Reuters, che citano fonti di Washington ben informate. La scelta, riferiscono, è motivata dalla preoccupazione americana per la mancanza, nei tre Paesi esclusi, di democrazia e rispetto dei diritti umani.

Biden ha dunque detto no al presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, che gli aveva chiesto nei giorni scorsi di invitare all’incontro tutti i Paesi americani pena il boicottaggio dell’evento da parte di Città del Messico. Una manifestazione di protesta questa che rischia di essere seguita a ruota da analoghe iniziative di altre delegazioni, con conseguente possibile e probabile fallimento del tavolo di confronto in questione.

In teoria i membri del gruppo sono 35 ma a partecipare quest’anno potrebbero essere decisamente meno, perché ai tre che non sono stati neanche invitati se ne potrebbero aggiungere, come detto, vari altri. A dimostrazione di tale tendenza, le crescenti polemiche sorte già in seguito al solo circolare di voci circa la decisione di Biden annunciata in queste ore. Non ci sarà il Messico e nemmeno il Guatemala e la Bolivia. Hanno inoltre espresso il loro dissenso, con toni estremamente critici, anche Honduras e Argentina, i cui capi di Stato si sono pronunciati a sostegno dei tre Paesi esclusi.

Oltretutto nemmeno dieci giorni fa si era riunita a L’Avana l’Alleanza bolivariana per le Americhe, che aveva apertamente denunciato l’intenzione, poi confermata, di escludere dal Summit alcuni Paesi. Ed aveva invitato l’America Latina tutta a non accettare l’imposizione del governo a stelle e strisce. Non si sa ancora se qualcuno raccoglierà questo appello ed eventualmente quanti saranno.

Sembra che certamente sarà a Los Angeles il leader brasiliano Bolsonaro, che ha confermato la sua presenza dopo aver manifestato inizialmente l’intenzione di non esserci: a convincerlo è stato molto probabilmente l’inviato della Casa Bianca che l’ha recentemente incontrato a San Paolo.

I funzionari della Casa Bianca hanno insistito sul fatto che il putiferio degli inviti finirà e il vertice avrà successo, indipendentemente da chi parteciperà.


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