Super Pippo, ma dimenticato dalla Rai
"Democristiano" e innovatore: negli ultimi anni trascurato dalla Tv di Stato
Pippo Baudo è morto e non ce ne saranno più come lui: Super Pippo e insieme dimenticato, innanzitutto dalla Rai. Da sabato sera – complice il post Ferragosto che si è già saziato di tutti i dettagli del fallito vertice in Alaska di Donald Trump e Vladimir Putin – si è abbattuto sull’Italia un fiume di melassa e retorica, che di certo non gli sarebbe piaciuto. In più, sonore sciocchezze e perfino patetiche bugie, sulle quali sicuramente avrebbe sorvolato.
Pippo dimenticato
Massimo Liofredi, ex direttore della Tv di Stato, si chiedeva già ieri sera, con parole quasi ingenue, perché “nessuna istituzione abbia pensato a lui per un’onorificenza di grande prestigio, come senatore a vita o presidente della Rai“. Ha quasi ragione, Liofredi: abbiamo finora visto senatori a vita e presidenti Rai di sicuro inferiore valore rispetto a quello del conduttore di Militello.
“Democristiano” e innovatore
Sembra un paradosso, ma non lo è. Baudo è stato “democristiano”, nell’accezione che un tempo serviva a definire una garbata sintonia con il potere. Tutt’altra cosa e di diverso spessore rispetto allo sbracato lecchinaggio imperato nella tv degli ultimi decenni: personaggi incerti e inconclusi, cui bisognava un carro sul quale salire velocemente per ridiscenderne senza vergogna al fine di salire sul successivo.
Baudo anche “innovatore”: lo ha detto il Capo dello Stato, lo ha ricordato L’identità. Profondo conoscitore della musica, capace – nella presunzione che generava fastidio per quel suo continuo “L’ho scoperto io!” – di riconoscere il talento nei più diversi generi dello spettacolo e, per questo, a sua insaputa formidabilmente non conservatore, scovando l’originalità laddove già la tv diventava superficiale e apparente, dove tutto doveva essere accessibile e omologato.
La Rai lo ha dimenticato
I suoi ultimi programmi risalgono al decennio scorso. Dirigenti e funzionari sempre più ingessati – ora si parla di una Rai “più sola” senza di lui – negli ultimi suoi anni non gli hanno saputo nemmeno proporre una sua versione personale di quanto, per esempio, Renzo Arbore sta facendo ancora attingendo all’enorme serbatoio di quanto ha prodotto e che deve solo essere rimesso in onda commentandolo, sicuramente allettando il pubblico più del “vuoto spinto” che va frequentemente in tv. Lo avrebbe sicuramente fatto in punta di piedi, perfino “relegato” su Rai Play.
Meglio così. Fosse vivo ancora George Steiner, avrebbe forse potuto scrivere di lui che non gli piaceva “rumore e gregarietà”. Ciò che marca gran parte di questa tv per la quale ancora in molti paghiamo il canone.
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