Sussidistan 2025: il ritorno del reddito di cittadinanza dove il lavoro è di destra
In vista delle Regionali 2025, Sinistra e M5S rilanciano il reddito di cittadinanza. Promesse riciclate, soldi degli altri e il lavoro che resta un optional.
Benvenuti in Sussidistan. Un luogo immaginario, ma forse meno di quanto pensiate, dove il lavoro è diventato un’opinione politica e il divano è il trono su cui si regna sovrani. Qui, la parola d’ordine è semplice: “lavorare è di destra”, mentre il reddito di cittadinanza è la bandiera da sventolare a ogni elezione.
Siamo nel 2025, anno non bisestile ma sicuramente elettorale, e come ogni appuntamento che si rispetti torna la solita promessa: rilanciare il reddito di cittadinanza.
Perché, in mancanza di idee nuove e concrete, niente è più rassicurante (e redditizio) di riciclare l’ennesima versione di una misura che ha dimostrato di essere più un alibi per l’immobilismo che una vera politica sociale.
La grande illusione a 5 Stelle
Il reddito di cittadinanza doveva combattere la povertà e incentivare l’occupazione. E invece? Ha fatto l’esatto contrario: ha favorito l’inattività, alimentato aspettative illusorie e trasformato la ricerca di un lavoro in un optional di lusso.
Chi si è seduto sul divano si è trovato un comodo alleato, e chi ha cercato di sollevare questioni serie è stato liquidato come “nemico del popolo”. A Sussidistan il lavoro è diventato una questione ideologica, un tabù da sfidare solo con il coraggio (e la necessità) di un sovversivo.
Calabria, mon amour: la terra delle promesse senza fondi
Prendiamo la Calabria, per esempio. Una regione che avrebbe bisogno di infrastrutture, investimenti, innovazione, non certo di sussidi a pioggia. E invece?
La proposta ricorrente è sempre la stessa: il ritorno del reddito di cittadinanza. Più facile, più veloce, e soprattutto molto più comodo per raccogliere consenso elettorale.
E naturalmente, come sempre, con i soldi di altri. Chi dovrebbe pagare? I contribuenti, ovviamente. E non quelli locali, ma quelli del Nord, del Centro, di tutta Italia, anche se non si vedono benefici concreti da queste misure assistenziali.
Il nuovo mantra elettorale: più sussidi, meno responsabilità
Nel frattempo il “campo largo” – più che un’alleanza politica, sembra un condominio litigioso – ha già trovato il suo nuovo grido di battaglia: “Reddito di cittadinanza!”
Un internazionalismo da social card e like, dove parlare di crescita, innovazione o sicurezza energetica è diventato fuori moda.
Meglio distribuire sussidi a pioggia, promettere soldi facili e aspettare che il consenso arrivi, senza preoccuparsi di costruire un futuro solido.
E una proposta alternativa, no?
Ma una proposta in alternativa al reddito di cittadinanza, non si può sapere?
Ah sì, c’è: si chiama lavoro. Ma è passato di moda, suona troppo faticoso, troppo di Destra.
Meglio continuare a promettere sussidi, che tanto a pagare sono sempre gli altri.
E per non dimenticare il clima culturale che tutto questo ha generato, ecco l’ultima cartolina da Sussidistan: Rita De Crescenzo, ex testimonial non ufficiale del reddito, oggi colleziona più disdette che applausi. I suoi spettacoli nessuno li desidera più, anche se fino a un mese fa parlava come una profetessa del sussidio universale.
Il pubblico, forse, comincia a svegliarsi. Ma la Sinistra?
La Repubblica del divano è salva
Il reddito di cittadinanza non è più solo una misura di welfare, ma una categoria dello spirito. Un credo laico, con il PIN INPS come sacramento e il CAF come confessionale. Ma chi lavora davvero, chi si alza ogni mattina per mantenere in piedi il Paese, ha il diritto e il dovere di dire basta: “Non voglio finanziare questa eterna campagna elettorale travestita da politica sociale.”
Sussidistan osserva, sorride e aspetta le prossime elezioni.
Lavoro, crescita, responsabilità: concetti troppo impegnativi per chi cerca solo una poltrona in più. A Sussidistan funziona meglio una promessa facile, un bonifico virtuale e un like su TikTok. Il resto è considerato neoliberismo tossico.
Torna alle notizie in home