Attualità

Svolto un evento giubilare totalmente dedicato agli Operatori di giustizia

di Andrea Canali -


La Giustizia al centro dell’incontro giubilare che si è tenuto in San Pietro, lo scorso 20 settembre, alla vigilia dei 35 anni dalla morte del compianto magistrato Rosario Livatino, assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990. Con la partecipazione di oltre 15mila persone, provenienti da circa 100 Paesi, con numerose delegazioni provenienti oltre che dall’Italia, anche dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Polonia, dalla Francia, dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Brasile, dall’Argentina, dal Messico, dalla Colombia, dall’Argentina, dal Cile, dall’Australia, dalla Nigeria, dal Perù per arrivare, finanche, persino nelle Filippine. Infatti, per la prima volta in assoluto durante il Giubileo, si è svolto un evento giubilare totalmente dedicato agli Operatori di giustizia, coinvolgendo tutti coloro che, a vario titolo, operano nel mondo della giustizia sia laica, che canonica o ecclesiastica, dello Stato della Città del Vaticano e della Curia romana, come giudici, pubblici ministeri, magistrati, avvocati, operatori del diritto, personale amministrativo, con i loro famigliari, alla presenza anche del Ministro della Giustizia Italiana, Carlo Nordio. Come non ricordare quello che Agostino inserisce in un contesto legale le grandi tematiche teologiche, sistematizzando soprattutto i concetti di “diritto” e di “stato”. Pertanto, si può considerare un capolavoro di Sant’Agostino il “De Civitate Dei” (pubblicato nel 400 d.c. e organizzato in ventidue libri) dove egli afferma :“Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?” Durante l’evento giubilare, dopo il consueto saluto istituzionale di monsignor Rino Fisichella, Pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, che introdurrà la Lectio di Monsignor Juan Ignacio Arrieta, Segretario del Dicastero per i Testi Legislativi, sul tema «Iustitia Imago Dei: l’operatore di giustizia, strumento di speranza». Per loro il Papa, nel suo discorso che ha rivolto agli operatori di giustizia, ha sottolineato che “il Giubileo invita a riflettere anche su un aspetto della giustizia che spesso non è sufficientemente focalizzato: ossia sulla realtà di tanti Paesi e popoli che hanno ‘fame e sete di giustizia’, perché le loro condizioni di vita sono talmente inique e disumane da risultare inaccettabili”. Citando Sant’Agostino, il Pontefice ha detto: “È impossibile che si abbia il diritto in uno Stato in cui non si ha vera giustizia”. All’attuale panorama internazionale andrebbero dunque applicate queste sentenze perennemente valide”, ha commentato Leone XIV. Molte anche le istituzioni da tutto il mondo, le associazioni di categoria, le università, in particolare le Facoltà giuridiche delle università pontificie e cattoliche, e gli enti rappresentati, tra cui si cita il Ministero della Giustizia della Repubblica italiana, la Corte costituzionale, il Consiglio Superiore della Magistratura, la Suprema Corte di Cassazione, la Confederazione dei Giuristi Cattolici di Francia, la Corte Suprema degli Stati Uniti, la Corte Suprema del Brasile, la Suprema Corte di Giustizia della Colombia, il Tribunale Supremo di Spagna, la Magistratura vaticana, l’ENAV, la Corte dei Conti, la Presidenza del Consiglio di Stato italiano, l’Unione internazionale dei Giuristi cattolici e l’Unione dei Giuristi cattolici italiani, l’Associazione nazionale magistrati (ANM). Le celebrazioni sono culminate alle 12 con l’udienza di Papa Leone XIV: successivamente, per i numerosi presenti, l’occasione si è rivelata propizia, in un anno straordinario come l’attuale, per un doveroso quanto sentito omaggio, tramite il consueto passaggio della Porta Santa della Papale Basilica di San Pietro, per un atto di profonda riconciliazione e riconnessione con l’afflato spirituale e millenaristico di siffatta tradizione. Perché, come affermava il Nazareno: la giustizia di Dio sia intesa più come redenzione e misericordia che come punizione.


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