Attualità

Taser, Tiani (Siap): Non è strumento di “tortura”

Si rinnova la polemica tra favorevoli e contrari al dispositivo delle forze dell'ordine

di Redazione -


La morte dell’uomo fermato dai carabinieri ad Olbia con il taser provoca un battibecco a distanza tra quanti criticano lo strumento in dotazione alle forze dell’ordine e quanti difendono il loro operato.

Il Siap risponde alla Garante sarda dei detenuti

“Ogni ora poliziotti e carabinieri per garantire la sicurezza di tutti, subiscono aggressione fisiche e verbali violente, come riporta la cronaca di quanto accaduto ad Olbia. Premesso che la vita e l’integrità di ogni essere umano è sacra, e nessun operatore delle forze di polizia vuole o cerca la morte di qualcuno, affrontare e sedare aggressioni, minacce e contesti violenti da parte delle forze di polizia non è affatto semplice e molto rischioso. Respingo le accuse della Garante dei detenuti della Sardegna Irene Testa, che nel commentare i drammatici fatti di Olbia ha dichiarato, ‘si può ancora consentire l’uso di strumenti di tortura legalizzata’. Ma è impensabile che le forze di polizia possano operare senza strumenti per respingere violenze o pericoli crescenti”. Lo ha detto Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap, commentando la morte di un 57enne fermato con il taser a Olbia la notte tra sabato e domenica e stroncato da un malore durante il trasporto in ospedale.

Taser, favorevoli e contrari

“Il taser non è un capriccio o una dotazione abusiva, è uno strumento indispensabile per evitare il contatto fisico e l’uso della forza, permettendo di neutralizzare soggetti pericolosi e violenti senza ricorrere a misure letali. I benefici dell’uso sono ampiamente documentati anche sul piano internazionale – spiega il sindacalista – tanto da essere utilizzato negli Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Francia, Germania, Grecia, Finlandia. Le critiche che dipingono il taser come uno strumento di repressione sono infondate, strumentali e offensive verso chi indossa l’uniforme e rischia ogni giorno la propria incolumità per proteggere la collettività, perché la sicurezza dei cittadini è il primo presidio di legalità di una democrazia”.


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