Economia

Tassi e minacce

di Cristiana Flaminio -

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Implacabile come lord Voldemort, lady Lagarde non sente nessuno e va avanti senza guardare in faccia a nessuno. Nemmeno a chi le chiedeva, se non altro, di smussare i toni della comunicazione della Bce. Niente da fare. Tassi alti, ma non è ancora finita. L’inflazione scende? Bene, i governi dei Paesi membri (tra cui anche l’Italia, chiaramente) tolgano immediatamente le misure di sostegno sull’energia altrimenti saranno dolori.
La conferenza stampa di ieri di Christine Lagarde, più che una comunicazione è stata un atto di forza, brutale e assoluto. La governatrice della Bce ha messo le cose in chiaro fin da subito. Rigore a oltranza. Su tutti i fronti. A ogni costo. Whatever it takes lascia il posto a “Stay the Course”, un capovolgimento totale di quello pronunciato, in tutt’altra occasione, dal suo predecessore Mario Draghi. Dopo averne chiuso l’ombrello, Lagarde annuncia, insieme all’innalzamento dei tassi, anche lo svuotamento del portafoglio titoli in pancia alla Bce, che avevano contribuito a reggere i bilanci dei Paesi mediterranei, i “babbani” dell’Unione.
Le parole di Lagarde, che sanciscono il trionfo dei falchi, ormai più insaziabili dei mangiamorte di J. K. Rowling, suonano più minacciose degli oscuri incantesimi del mago cattivo di Harry Potter: “Sappiamo che non abbiamo concluso la nostra azione”. Perché, ha spiegato, nella riunione del consiglio direttivo, “c’è stata una buona discussione improntata a continuità e coerenza”. In pratica, le colombe sono finite in gabbia e i falchi festeggiano. “La decisione è stata adottata con un consenso molto ampio” ma non unanime, qualcuno ancora tenta di resistere, solitario. Nessuna speranza, se non quelle di prammatica, di cortesia politica, spiragli di galateo, per la prossima riunione di marzo. “A dicembre eravamo stati chiari sul fatto che servivano rialzi significativi. A marzo alzeremo di altri 50 punti base? Intenzione è una parola forte; non è irrevocabile ma è comunque forte”. In pratica, è già deciso che si rialzeranno ancora i tassi. E questa sembra l’unica concessione alle richieste di chi faceva notare alla Bce di avere scelto una comunicazione troppo dura. Unica concessione e insufficiente. Perché le parole di Christine-Voldemort pesano come macigni: “Sappiamo di dover andare in territorio restrittivo, non ci siamo certamente adesso né ci saremo a marzo in base agli indicatori delle pressioni di inflazione. Cosa accadrà dopo dipenderà da quanto terremo dovremo ancora fare, dai dati, dai tassi dove saremo allora e a dove dovremo arrivare per attuare il nostro impegno a far tornare l’inflazione al 2%”. Più che un traguardo, un impegno: “E ci dovremo restare a quel livello dei tassi, abbastanza a lungo per essere fiduciosi che non avremo il 2% di inflazione solo una o due settimane”. Lasciate ogni speranza, voi colombe. Ma l’inesorabilità di lady Lagarde si spinge a minacciare nuove spirali al rialzo dei tassi di interesse se i governi non obbediranno al mantra che si sente bisbigliare, ormai da mesi, dalle sedute di Francoforte. Basta sussidi, basta aiuti, ci vogliono magari più tasse. “Servono politiche fiscali che aumentino la produttività e abbattano gradualmente il peso del debito: i governi dovrebbero adottare velocemente le riforme e ritirare ora misure di sostegno sui prezzi dell’energia visto che questa crisi è diventata meno acuta”. Chi sarà causa del suo mal, piangerà se stesso: “Le misure potrebbero pesare sui conti pubblici e potrebbero spingere a un rialzo dell’inflazione, il che stimolerebbe una risposta di politica monetaria più forte”. Lagarde sa che l’Ue rischia di rimanere al palo. In un momento decisivo per il futuro. L’Europa si sta giocando le ultime carte per contare ancora qualcosa al mondo. Ma la Bce va avanti, sul solco tracciato dalla Fed che ha continuato ad alzare i tassi. “Sebbene sia sopra le previsioni significa che l’economia ha rallentato marcatamente e ci attendiamo che resti debole nel breve termine, mentre la geopolitica, specialmente la guerra in Ucraina continua ad agire come un vento contrario”.

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