Attualità

La Bce lascia i tassi fermi, se ne parla a giugno

di Cristiana Flaminio -

epa11204101 European Central Bank (ECB) President Christine Lagarde addresses a press conference following the meeting of the ECB Governing Council in Frankfurt am Main, Germany, 07 March 2024. EPA/CHRISTOPHER NEUNDORF


Tassi fermi, come da copione: le riunioni della Bce sono diventate più prevedibili di un film del terrore. I mercati, spettatori degli incontri dei board, chiedono ai “protagonisti” di non aprire quella porta, di non confermare i tassi così alti, e Lagarde e soci fanno l’esatto contrario. Solo che le conseguenze, più che ai falchi di Francoforte, fanno paura a tutta Europa. Tutto già scritto, dunque. La Bce, ad aprile, ha scelto di tenere i tassi fermi. “Pochi”, ha detto Lagarde, erano quelli che si sentivano “fiduciosi” verso un cambio di strategia. E nemmeno era troppo convinti dato che, poi, hanno deciso di uniformarsi al resto del board. Meglio lasciare, per il settimo mese di fila, i tassi di rifinanziamento al 4,5%. “L’economia è rimasta debole nel primo trimestre”, annuncia seriosa la Lagarde contemplando ciò che tutti hanno capito ormai da tempo, “le indagini indicano una possibilità di ripresa nel corso dell’anno”. Per la precisione, ma non l’ha detto lei, quando la Bce inizierà a mollare la presa sui tassi. Dopo aver ribadito la solita questione dell’inflazione e dopo aver ammesso che, per farlo, si attendono le mosse della Fed, Christine Lagarde ripete, per l’ennesima volta, che “non ci stiamo impegnando preventivamente su un percorso specifico”. Tradotto: a giugno è molto probabile che ci sarà qualche taglio, anche perché è a rischio l’intero sistema economico dell’Ue in un momento cruciale, ma ciò non comporta che inizierà la discesa a quote più normali, per citare Battiato. Tra le righe, l’ennesimo avvertimento a chi sogna il ritorno all’età dei tassi zero: quell’epoca è finita, per sempre.


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