La tecnologia a supporto dell’umanità, l’umanità a supporto del business
Cristiano Delbó analizza il duplice impatto della tecnologia sulle nostre vite: da un lato l’efficienza e la connessione amplificata, dall’altro il rischio di perdere la genuinità dei rapporti umani, sia personali che professionali.
Si parlava un tempo di amici e di conoscenti. I primi erano coloro con i quali ci si frequentava abitualmente mentre i secondi coloro con i quali avevamo incrociato il nostro cammino senza, tuttavia, costruire un rapporto continuativo. Oggi amici e conoscenti quasi si fondono e confondono.
Su Facebook annoveriamo tutti, tra i nostri “amici”, persone che non abbiamo mai incontrato nelle nostre vite “reali” e con le quali non abbiamo mai parlato, nemmeno una volta, ma con cui condividiamo innumerevoli interazioni e like ‘virtuali’. Le nostre sfere si ampliano costantemente ma in esse i rapporti veri sono sempre più flebili. L’umanità, intesa come insieme di caratteri distintivi ed essenziali della nostra specie, è progressivamente entrata in crisi. Non è un aspetto banale e lo verifichiamo quotidianamente.
Pensiamo all’immersione nei nostri smartphone (nelle metropolitane, nei ristoranti, finanche a pranzo e a cena nelle nostre famiglie dove si parla quasi a monosillabi), pensiamo ancora alla propensione agli acquisti online sempre più forte e non solo per mera comodità ma anche per, dobbiamo dircelo, evitare di confrontarci direttamente con altre persone (“venditori che farebbero di tutto pur di piazzarci i loro prodotti” mentre il nostro tablet nulla ci dice, esegue e basta), pensiamo infine all’uso e all’abuso che facciamo, tutti e non solo i più giovani, di whatsapp (“vuoi mettere fare una telefonata quando, con un messaggino o un vocale veloci, chiedo una cosa e poi torno subito ai fatti miei? In fondo è sufficiente comunicare, non è necessario parlarsi, il tempo è prezioso e le attività sono frenetiche…”).
Beh… la società cambia, occorre adeguarsi, si direbbe. Ma quanto questi cambiamenti stanno influenzando, o meglio, hanno già trasformato anche il modo di fare business? Si parlava un tempo di contatti “caldi” e di contatti “freddi”. I primi erano i clienti con i quali ci si vedeva spesso (almeno una volta al mese) mentre i secondi i potenziali clienti con i quali ci si vedeva di rado (solitamente una volta ogni 6 mesi o, addirittura, una volta l’anno). Poi sono arrivate le e-mail. Poi sono arrivati i social, LinkedIn in primis. Ormai tutto è cambiato.
Le comunicazioni sono professionali, puntuali e veloci ma anche spesso impersonali. All’ampliamento dei network (e, giusto sottolinearlo, delle opportunità) corrisponde un’inversamente proporzionale riduzione di relazioni genuine, le uniche in grado di creare fiducia nelle collaborazioni a medio e lungo termine. Vuoi vedere che, per darci di più, ci siamo persi per strada qualcosa? Rispondere alla domanda non è semplice.
Da un lato rispondere “Sì, ci siamo persi per strada qualcosa!” significherebbe negare la portata straordinaria del progresso della tecnologia, i fenomeni di globalizzazione che ha determinato, i conseguenti avvicinamenti di popoli lontani e culture differenti, le crescenti opportunità, per le aziende, di delocalizzare migliorando i propri numeri nel contempo offrendo a Paesi arretrati la possibilità di evolvere, ecc.
Insomma, nemmeno i più ferrei nostalgici delle telefonate fiume (alternative alle videoconferenze), dei fax con i quali si anticipavano le offerte commerciali, delle lettere ben imbustate da inviare con raccomandata con ricevuta di ritorno, dopo interminabili file alla posta, delle riunioni (non ancora “meeting”) nelle quali si firmavano documenti ma, soprattutto, si faceva sempre seguire un caffè al bar o, meglio ancora, un finale a tavola con un bel bicchiere di vino, potrebbero dire “Sì”. Ma anche un “No, non ci siamo persi per strada niente!” non sarebbe pienamente sostenibile.
La sensazione è che stiamo, quasi senza rendercene conto, rinunciando ad una parte (forse anche la più bella) di noi nella convinzione che non sia possibile tornare indietro perché il mondo avanza e, ben lungi dall’essere una palla che noi uomini prendiamo a calci e facciamo rotolare, è una biglia che ci è sfuggita di mano su una strada in discesa e che dobbiamo affannosamente rincorrere per provare a riprenderla. Come sempre, basterebbe recuperare un minimo di equilibrio e capire semplicemente che la tecnologia è un supporto alla nostra umanità alla quale la nostra umanità non dovrebbe cedere nulla di se stessa, anche nel business.
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