Tensione tra Mosca e Ue sul vertice Trump-Putin
Cresce la tensione tra Mosca e alcuni Paesi Ue dopo la dichiarazione congiunta firmata anche dalla premier italiana Giorgia Meloni, in cui si afferma che «il percorso verso la pace non può essere deciso senza l’Ucraina». Il documento, interpretato come una risposta preventiva al summit tra Donald Trump e Vladimir Putin in programma in Alaska, ha provocato la dura reazione del Cremlino. Il ministero degli Esteri russo ha definito il testo un «volantino nazista», mentre l’ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha insultato i leader europei definendoli «imbecilli».
Oggi a Bruxelles la riunione di emergenza
La tensione diplomatica si inserisce in un contesto di forte preoccupazione a Bruxelles. L’Unione Europea terrà oggi una riunione d’emergenza in videoconferenza tra i ministri degli Esteri, convocata dall’Alto rappresentante Kaja Kallas, con la partecipazione del ministro ucraino Andrii Sybiha. L’obiettivo è costruire un fronte comune per influenzare i colloqui di questa settimana tra Trump e Putin, che potrebbero preludere a un accordo sulla guerra in Ucraina.
Gli europei temono che il vertice possa portare a concessioni territoriali a spese di Kiev, soprattutto in assenza di una rappresentanza diretta ucraina. Kallas ha ribadito che «i territori temporaneamente occupati sono di Kiev», mentre da Washington il vicepresidente USA JD Vance ha messo in guardia: «L’accordo alla fine non farà felice né Mosca né Kiev».
Secondo l’ambasciatore statunitense presso la NATO, Matthew Whitaker, la presenza di Volodymyr Zelensky al vertice non è attualmente prevista, ma resta “possibile”. Tuttavia, la priorità di Washington sembra essere il bilaterale tra Trump e Putin, con l’ipotesi di un eventuale incontro a tre in una fase successiva.
Dietro le dichiarazioni ufficiali, resta forte il pressing internazionale per portare Zelensky al tavolo delle trattative, anche se le posizioni di Mosca e Kiev appaiono ancora inconciliabili. Nel frattempo, le capitali europee si muovono per mantenere compatto il sostegno politico e militare all’Ucraina, consapevoli che un’eventuale intesa raggiunta senza Kiev potrebbe minare la credibilità dell’Occidente e lasciare aperte le ferite territoriali nel cuore dell’Europa orientale.
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