Esteri

Tetto del debito Biden è ottimista e “vede” l’intesa

di Ernesto Ferrante -


“Per quanto riguarda il tetto del debito, le cose si presentano bene. E sono ottimista”. A dichiararlo è stato il presidente americano Joe Biden venerdì sera prima di imbarcarsi sul Marine One che dalla Casa Bianca lo ha portato nella residenza di Camp David. La segretaria al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ha spostato al 5 giugno la data di un possibile default nel caso di un mancato accordo fra democratici e repubblicani.
“Sulla base dei dati più recenti, stimiamo che il Tesoro avrà risorse insufficienti per soddisfare gli obblighi del governo se il Congresso non alzerà il tetto del debito entro il 5 giugno”, ha scritto Yellen in una lettera allo speaker della Camera, Kevin McCarthy. Nella missiva, la segretaria al Tesoro ha ricordato che nei primi due giorni del mese ormai alle porte saranno inviati pagamenti per 130 miliardi di dollari ai veterani e alle persone iscritte ai programmi Social Security e Medicare. Uscite che, ha avvertito l’ex governatrice della Federal Reserve, lasceranno il Tesoro in una posizione “estremamente precaria” riguardo alla disponibilità di risorse. Ribadito l’invito a tutte le parti interessate a negoziare “in buona fede” per ottenere al più presto un compromesso che consenta di evitare il peggio. Estesa di altri quattro giorni la scadenza per l’innalzamento del limite del debito federale, pari a 31.400 miliardi di dollari.
Delicatissimo è il compito di Kevin McCarthy, repubblicano e presidente della Camera dei rappresentanti, su cui sono puntati tutti gli occhi. Trovare una sintesi tra le posizioni delle ali più estreme dei due schieramenti politici, non è affatto semplice, anche per il “bottino” che ciascuno dei contendenti intende mettere in vetrina nella corsa alla presidenza. Sul tavolo ci sono questioni che possono avere ricadute importanti sia sull’economia reale americana che sui mercati finanziari.
L’avvicinamento c’è stato, ma le divergenze non mancano. I Repubblicani vorrebbero un deciso taglio della spesa sociale accompagnato ad una ridistribuzione del budget che vada a incrementare le risorse del Pentagono, mentre i Democratici sono disposti a ridurre il deficit ma solo con sforbiciate temporanee su tutte le voci, incluse quelle per la difesa.
Il tempo stringe e la parte di mondo che fa riferimento all’economia a stelle e strisce, segue con grande apprensione l’evoluzione della situazione. L’abbassamento delle valutazioni sull’affidabilità delle casse statunitensi ad opera delle agenzie di rating ha causato un aumento dei costi sugli interessi.
Il premio Nobel e celebre economista Paul Krugman ha detto di essere terrorizzato dalle possibili ricadute di un effettivo default degli Stati Uniti sul suo debito, ma di ritenere che le agenzie siano in buona sostanza “solo irrilevanti”.
Krugman ha spiegato la sua posizione con un grafico che mostra la traiettoria del rendimento di mercato dei Treasury Bill statunitensi con una maturità costante di 10 anni. Il professore ha indicato che dopo il declassamento del rating di credito degli Usa da parte di S&P nel lontano agosto del 2011, non vi è stato alcun impatto di rilievo sui rendimenti dei Treasury.
Si fa un gran parlare della bozza della salvezza, ancora da limare in qualche piccolo punto. L’innalzamento previsto sarebbe biennale. Secondo fonti anonime, le distanze si sono sensibilmente ridotte. Gli ultimi scorci della combattutissima partita si starebbero giocando su appena 70 miliardi di dollari.
Biden ha detto di ritenere che “non tutto il peso dovrebbe ricadere sulle spalle della classe media e di quella lavoratrice”.
Una volta siglato il patto, si aprirà una seconda fase, quella parlamentare, sicuramente meno complicata ma non completamente priva di insidie, visti i numeri risicatissimi a disposizione delle due maggioranze. Il pericolo dei franchi tiratori esiste. La destra dei GOP e l’ala liberal dei dem hanno già fatto sapere di non essere affatto contente di quello che considerano un accordo al ribasso, con troppe concessioni agli avversari.


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