Esteri

The New Americans

di Ernesto Ferrante -


L’uragano Elon Musk si abbatte sulle elezioni di midterm. Il Ceo di Tesla ha esortato le “persone di mente indipendente” a votare repubblicano. Poderoso il “megafono” utilizzato: Twitter, il social da lui stesso appena acquistato.
“Agli elettori di mente indipendente: il potere condiviso taglia gli eccessi di entrambe le parti, dunque raccomando di votare per un repubblicano al Congresso dato che il presidente è democratico”, ha cinguettato Musk, aggiungendo che “i democratici e i repubblicani accaniti non votano mai per l’altra parte, quindi sono gli elettori indipendenti a decidere chi è in carica”.
Tornata nuova, tattica vecchia per i GOP. I loro agguerriti avvocati di fiducia sono già all’opera per cercare di fare annullare il maggior numero di voti per posta, tradizionalmente in favore dei democratici. La Corte Suprema della Pennsylvania ha già accolto la richiesta del comitato nazionale repubblicano di annullamento di tutti i voti per posta che non abbiano una data sulla busta, anche se consegnata prima dell’election day. Una mossa astuta che potrebbe rivelarsi decisiva in uno “Stato chiave” per il controllo del Senato.
In Michigan, Kristina Karamo, candidata repubblicana a segretario di Stato, ha fatto ricorso contro i funzionari elettorali democratici di Detroit, chiedendo che vengano annullati tutti i voti per posta non verificabili con un documento di identità. Un ricorso simile è andato a buon fine per i repubblicani in Wisconsin. Joe Biden ha calato l’asso Obama sul tavolo dei consensi, ma l’esito della partita appare ormai scontato.

A spingere in favore dei trumpiani sono l’inflazione, con l’aumento dei prezzi della benzina e beni alimentari, e il pugno tutt’altro che fermo dei “dem” nell’affrontare le emergenze criminalità ed immigrazione.

Tutti i sondaggi sorridono ai repubblicani. Alla Camera hanno bisogno di vincere solo 5 seggi per rovesciare gli attuali rapporti di forza di 222 a 213 in favore dei democratici. Grande è l’attesa per i 26 “duelli” che, secondo i sondaggi dell’ultima ora di Politico, rimangono ancora aperti.

Più equilibrata la situazione al Senato, dove attualmente c’è una parità 50-50, con i compagni di partito di Biden che hanno la maggioranza grazie al voto della vice presidente Kamala Harris, la presidente della camera alta.

Qui sono sei le “sfide” che potranno decidere chi lo guiderà. Quattro di questi seggi sono attualmente in mano ai democratici (Arizona, Georgia, Nevada e New Hampshire) mentre due sono dei repubblicani (Pennsylvania e Winsconsin).
Oggi si vota anche per eleggere 36 governatori, e centinaia di sindaci e funzionari locali. Anche in questo caso, i giochi appaiono ormai fatti.
Biden e i democratici stanno sollevando l’allarme per il fatto che un gran numero di candidati dei GOP, il Washington Post ne ha contati 299, siano di stretta osservanza trumpiana, legati a filo doppio al programma Maga dell’ex presidente. Con candidati governatori ed altri incarichi che danno il controllo del processo elettorale negli stati che minacciano drastiche revisioni dei sistemi elettorali.

Il tycoon, uscito dall’angolo, punta a trasformare il voto in una rivincita su Joe Biden per poi annunciare una nuova candidatura alla Casa Bianca, a cui da giorni, durante i comizi a sostegno dei candidati, continua a fare riferimenti sempre meno velati, assicurando che l’atteso annuncio “arriverà molto presto”. Dal suo entourage è già trapelata una data, il 14 novembre, a pochi giorni dalla prevista vittoria repubblicana, che l’ex presidente vuole a tutti i costi intestarsi.
Il temuto tsunami rosso potrebbe avere significative ripercussioni sull’agenda di politica estera di Biden. A Kiev, Seul e Taipei seguiranno con particolare attenzione uno spoglio che potrebbe segnare l’inizio di una nuova “stagione politica”.


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