Attualità

TI HACKERO LA DITTA

di Cristiana Flaminio -


Un quarto delle piccole e medie imprese italiane è a rischio hacker. E almeno una su due, quest’anno, investirà nella cybersicurezza. Dopo l’attacco informatico che poco più di dieci giorni fa ha interessato decine e decine di aziende, gli imprenditori italiani corrono ai ripari. I rischi sono alti e questa volta i titolari delle pmi non vogliono più lasciarsi sorprendere né scoprirsi vulnerabili agli assalti delle gang digitali che spadroneggiano sul web. Un sondaggio Swg per Confesercenti rivela che dopo l’ultima impresa in grande stile dei pirati informatici il 52% delle pmi ha deciso di rafforzare la propria sicurezza in rete. Del resto, la vetrina digitale è praticamente un obbligo oggi. Il 97% degli imprenditori intervistati fa abitualmente uso di sistemi informativi, il 90% si avvale di un sistema di posta elettronica gestito internamente, il 73% conta su un proprio sito web, il 61% ha un software interno mentre il 35% ha una rete wifi pubblica che mette a disposizione dei clienti. Infine, il 28% ha messo su una propria piattaforma di e-commerce per gestire gli affari in rete. La sicurezza, dunque, è una necessità ineludibile. Lo riconosce il 49% degli intervistati e il 52% del campione assicura che, entro l’anno, investirà per rafforzare la propria posizione in rete. Mediamente, ognuna delle imprese che ha assicurato di voler intervenire sul fronte della cybersicurezza, spenderà poco meno di 5mila euro. Per la precisione, si tratta di 4.800 euro. Un importo di tutto rispetto, specialmente per le pmi. Complessivamente, verrà investito – secondo le stime Confesercenti – un patrimonio da 470 milioni di euro, solo per il 2023, per potenziare i sistemi di sicurezza digitali. Un’impresa su due, però, ancora non ha individuato il fornitore di servizi a cui si rivolgerà. Un segnale importante che dovrebbe far pensare, e riflettere, non solo gli operatori ma anche i formatori.
Le imprese sono tra i bersagli preferiti degli hacker. E difatti, secondo l’indagine Swg, il 26% delle pmi ha avuto problemi a causa di pirati informatici e legati alla sicurezza web. Si tratta di una percentuale enorme che si traduce in una proporzione che fa paura: un’azienda su quattro è stata “visitata” dai criminali informatici. E, per queste ragioni, s’è trovata a dover far fronte a conseguenze importanti, nel migliore dei casi spiacevoli.
Secondo Nico Gronchi, vicepresidente vicario di Confesercenti: “La possibilità che un attacco hacker possa impedire l`attività o compromettere il proprio patrimonio di dati preoccupa sempre di più le imprese. C’è però la sensazione che il problema riguardi il sistema nel suo complesso – fornitori, clienti, banche, – e che quindi le difese adottate dai singoli non siano sufficienti o rilevanti”. Gronchi ha aggiunto: “Il quadro che emerge dal sondaggio, condotto sulle imprese con dieci o più dipendenti e quindi, almeno sulla carta, più strutturate e di conseguenza più motivate a garantirsi un sistema di procedure e protezione dati adeguato, ci offre infatti una duplice lettura”. Quale? Lo dice proprio il vicepresidente della confederazione: “Da una parte un quarto delle attività intervistate ammette di avere già avuto problemi, dall’altro, solo una su due ha deciso di investire per migliorare le proprie difese. Certo, le imprese a cui è stato somministrato il sondaggio rappresentano solo il 5% del totale delle attività economiche, e non sono certamente le uniche che vogliono investire nella sicurezza dei propri sistemi. È anzi presumibile che già quest`anno almeno il 10% delle rimanenti imprese – oltre 420mila attività – investirà in cybersecurity”.

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