Attualità

Todisco, la chimica e quegli acquisti con l’aiuto di Solvay e Invitalia

di Ivano Tolettini -


Dagli impianti Solvay a Bussi sul Tirino a quelli dell’Eni di Cagliari, passando per il sito del cloro soda di Brescia, dove a causa della gestione sotto la lente d’ingrandimento della magistratura egli rischia il processo per disastro ambientale e falso in bilancio con altre nove persone: stiamo parlando dell’imprenditore pisano della chimica di base Antonio Donato Todisco, cresciuto in maniera esponenziale dal 2010, perché bravo e fortunato.

Donato Todisco Bravo perché il mestiere lo sa fare come il suo curriculum dimostra e sa quasi sempre essere nel posto giusto al momento giusto grazie alle giuste relazioni; fortunato perché ad esempio la multinazionale belga Solvay (per la quale Todisco lavorò prima di mettersi in proprio), come avrebbe fatto l’Eni nel 2021 quando gli vendette a un prezzo vantaggioso l’impianto della soda di Assemini nella città metropolitana di Cagliari, nel 2016 gli cedette a un prezzo molto interessante le attività del polo pescarese di Bussi sul Tirino e della gestione sul mercato del prodotto “Eureco”. Non solo, perché quando nel 2017 la Società Chimica Bussi (SCB), controllata dalla capogruppo Gestioni Industriali (GI), che è amministrata dal manager Domenico Greco che fa riferimento a Todisco, inaugurò il cantiere per la costruzione di un nuovo impianto per la produzione di PAC (policroruro di alluminio), fu annunciato il “Contratto di Sviluppo Invitalia” – all’epoca la società di Stato era amministrata da Domenico Arcuri – per 15 milioni di euro di cui una parte a fondo perduto, per la realizzazione di altri impianti.

Todisco.Solvay: gli impianti di Maghera

Quando si dice il caso, un analogo finanziamento richiesto da un altro imprenditore di rilievo nazionale del settore chimico per costruire sempre a Bussi uno stabilimento da 50 milioni di euro con prospettiva occupazionale di circa 180 addetti, invece venne bocciato da Invitalia nello stesso torno temporale. Todisco ovviamente non centra nulla con la decisione strategica di Invitalia, ma come si è letto nella prima puntata di ieri – “Eni e il doppio metro nelle cessioni/ Scoppia il caso di porto Marghera” -, mentre l’industriale toscano con Enirewind spuntava un prezzo favorevole per acquisire l’impianto della soda di Cagliari, con annessi contratti da decine di milioni per la fornitura al Cane a sei zampe, a un altro imprenditore concorrente di Todisco venivano posti paletti contrattuali per acquistare due grandi serbatoi a Marghera nella laguna veneziana che Enirewind vuole dismettere e che l’acquirente era disposto a pagare come nuovi. Tanto più, tornando alla costruzione degli impianti da parte di Chimica Bussi in Abruzzo, che all’epoca lo stesso Todisco gestiva a Brescia lo stabilimento del cloro-soda della Caffaro: sarebbe stato chiuso a fine 2020, ma con i suoi manager è all’udienza preliminare fissata a fine luglio imputato di gravi reati ambientali. Pertanto la realizzazione del sito produttivo nel Pescarese poteva apparire una delocalizzazione in parte finanziata dalla mano pubblica. E questo secondo taluni osservatori in barba alle note regole sulla delocalizzazione. Anche se i vertici del gruppo Todisco, a cominciare dall’ad Greco, hanno spiegato che le regole sono state rispettate non solo a Bussi. Certo è che nel 2016 quando Solvay – il sito industriale di Bussi è considerato uno dei più inquinati d’Europa e la multinazionale belga rimase proprietaria dei terreni nel passato destinati a discariche (indicate come 2A e 2B) per le quali si sta svolgendo un grande intervento di bonifica ambientale – cedette a Todisco il ramo d’azienda, esso comprendeva la possibilità di sfruttare l’acqua del fiume per la produzione di energia elettrica, senza comunicarlo alla Regione, come si evinceva dalla determina della Direzione lavori pubblici e ciclo idrico integrato della Regione Abruzzo del primo dicembre 2014. Di rilievo è che a Bussi l’energia elettrica ha un costo di cinque volte inferiore al prezzo di mercato. Come dichiarò l’amministratore delegato di Caffaro Brescia, Alessandro Quadrelli, il 9 maggio 2017 alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. E di recente la Cassazione ha dato torto alla Chimica Bussi che chiedeva il rinnovo della concessione idrica per produrre energia elettrica senza la gara ad evidenza pubblica. Una sentenza di portata storica. Ricapitolando, che Todisco sia un imprenditore bravo e fortunato non c’è dubbio, ma analizzando queste vicende emerge in filigrana che ci sono imprenditori di serie A e altri di serie B. Anche grazie alle relazioni.
(2^puntata)


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