Esteri

Torturati e impiccati in Iran: interviene l’Onu

di Monica Mistretta -


Torturati e impiccati dopo un processo sommario con l’accusa di “ribellione armata contro lo Stato”, “inimicizia contro Dio” e “corruzione sulla terra”: è accaduto domenica nella prigione di Ghezel Hesar a Karaj, a nord di Teheran, in Iran.

Behrouz Ehsani, 69 anni, e Mehdi Hassani, 48 anni, arrestati nel settembre del 2024, erano affiliati al principale gruppo iraniano di opposizione, i Mujaheddin del Popolo. Tre giorni dopo la loro morte nella prigione centrale di Qom Mahmoud Shirbeigi, 30 anni, è stato impiccato per droga, un’accusa utilizzata di frequente nella repressione delle minoranze del Baluchistan, al confine con il Pakistan.

Impiccati e torurati in Iran, l’intervento dell’Onu

Lunedì è intervenuto l’Onu. Secondo le informazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani, in poco più di un mese, dalla fine della guerra con Israele, in Iran sono state impiccati almeno 625 individui. E adesso si temono nuove esecuzioni sommarie.

Il parlamento iraniano sta considerando l’approvazione di una legge che aggraverà le pene per i reati di spionaggio e collaborazione con Stati ostili, primi fra tutti Israele e Stati Uniti. Almeno 48 persone rischiano di essere impiccate nei prossimi giorni. Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, ha chiesto che venga posto un veto alla pena di morte in Iran.

La discussione in Italia

Della feroce ondata di repressione si discute anche in Italia. Mercoledì la Camera dei deputati ha ospitato una delegazione del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, che riunisce l’opposizione democratica del Paese. All’evento, oltre a parlamentari di Fratelli d’Italia e del Gruppo Misto, sono intervenuti Charles Michel, ex presidente del Consiglio Europeo, e Linda Chavez, ex direttrice per i rapporti pubblici alla Casa Bianca sotto l’amministrazione Reagan. La maggioranza delle esecuzioni sommarie avviene in totale segretezza, senza che l’imputato abbia la possibilità di rivolgersi a un legale o avvisare la propria famiglia.

I processi della Corte Rivoluzionaria iraniana durano in genere cinque minuti, durante i quali agli accusati è negata la possibilità di prendere parola per difendersi. Le confessioni forzate arrivano dopo ore di botte, mesi in isolamento prolungato e minacce di ritorsioni contro le famiglie. Agli inizi di luglio l’agenzia Fars News, legata alle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, ha pubblicato un editoriale intitolato “Perché le esecuzione del 1988 andrebbero ripetute”. All’epoca, al termine di un’altra guerra, quella con l’Iraq, erano state giustiziate oltre 30.000 persone. La maggior parte apparteneva al gruppo di opposizione dei Mujaheddin del Popolo. In Iran non è difficile subire un arresto arbitrario: proteste e dissensi sono all’ordine del giorno.

Le esecuzioni sommarie sono la punta dell’iceberg di un disagio profondo che intacca anche la vita quotidiana. Ormai da mesi le interruzioni di acqua potabile si alternano a quelle di energia elettrica. Nelle case del Paese produttore di petrolio, con il più grande bacino di gas naturale al mondo, manca la corrente elettrica per diverse ore al giorno. Il direttore dell’Azienda Idrica di Teheran, Mohsen Ardakani, lunedì ha invitato la popolazione a risparmiare l’acqua e ha avvertito che si sta avvicinando il “giorno zero”, in cui le riserve finiranno del tutto. Cinque anni di piogge scarse, la cattiva gestione delle risorse e infrastrutture decrepite hanno portato al prevedibile collasso. Per gli iraniani diventa sempre più difficile comprendere perché si dovrebbero rischiare nuove pesanti sanzioni dell’Europa e il conseguente isolamento internazionale in nome del programma di arricchimento dell’uranio. Quando un giorno fa il ministro degli Esteri Abbas Araghchi in un post ha dichiarato: “Nessuno sano di mente rinuncerebbe ai frutti di enormi investimenti in una tecnologia domestica e pacifica solo perché bullizzato da Paesi esteri”, è probabile che molti nelle loro case in Iran abbaino silenziosamente espresso il parere contrario.


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