Politica

TRA MES E RECOVERY FUND IL GOVERNO DEVE STRINGERE I TEMPI

di Redazione -


I quasi tre mesi di Lock down imposti dal Covid-19 hanno fortemente indebolito la nostra finanza pubblica, tanto che i principali organismi economici internazionali prevedono per il l’Italia una decrescita del Pil dell’ordine dell’8/9%. Da qui l’urgenza per il nostro governo di accedere al piu’ presto ai fondi europei, sia che si tratti del tanto ”contrastato” MES o del piu’ ”accettato” Recovery Fund. Sul Meccanismo Europeo di Stabilita’ le divisioni tra i partiti sono forti e molto difficilmente si arrivera’ ad una scelta condivisa. Recentissimamente, pero’, a favore del MES si e’ alzata una voce molte autorevole: quella del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. A suo parere l’utilizzo del Mes (ben 36 miliardi di euro) per finanziare la sanita’ presenta ”solo vantaggi”. Anche se non esclude una controindicazione: quella dello ”stigma”, ovvero il danno di immagine. Certo, osserva il Governatore, per le spese sanitarie l’Italia potrebbe anche ricorrere ai titoli di Stato ma il Mes permetterebbe di non emettere bot o cct che invece potrebbero servire per copriere altre voci di spesa. Per Visco dovrebbe essere il Consiglio Europeo, cioe’ i capi di Stato e di governo, a trovare la soluzione migliore perche’ chi attinga a questi soldi non debba poi essere soggetto a troppe condizioni. Su questo tema le posizioni delle forze politiche sono note da tempo: nettamente contrarie Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia; favorevoli Pd, Italia Viva, Leu ma anche Forza Italia secondo cui il governo ”non puo’ ignorare le parole del governatore”.  Peraltro, le risorse del Mes – considerate le attuale condizioni della nostra sanita’ – arriverebbero subito mentre quelle del recovery fund, come e’ risaputo, non prima della meta’ del prossimo anno. Il RF e’ letteralmente un ”fondo di recupero” di ben 750 miliardi di euro che Bruxelles ha messo a disposizione dei 27 paesi membri per finanziare la ripresa dopo l’emergenza Coronavirus. Proprio all’Italia spetta la fetta piu’ grossa: 209 miliardi di euro, di cui 81,4 in sussidi e 127,4 in prestiti. Ma i piani di ripresa (dopo le linee generali previste per meta’ ottobre) devono essere presentati alla Commissione Ue entro aprile 2021. Tra le linee guida da osservare: la sostenibilita’ ambientale, la produttivita’, l’equita’ e la stabilita’ economica. Ed il 20% degli investimenti dovranno essere destinati a finanziare la transizione digitale. L’esigenza e’ quella di fare presto per non trovarsi ”spiazzati” nella prossima primavera. Il premier Giuseppe Conte ha assicurato che ”non siamo in ritardo con i tempi di presentazione dei progetti”. Ma gli industriali, ad esempio, con Unimpresa, mettono invece in guardia dal rischio della mancanza di ”una visione unica e di una strategia ben definita”. Altrimenti l’Unione Europea, a loro giudizio, potrebbe bocciare o rinviare sine die i piani presentati dal nostro paese. Bisogna indicare precisamente, sostiene la confederazione, ”il grado di fattibilita’, la pianificazione finanziaria, l’interconnessione settoriale ed il cronoprogramma” di ogni singolo progetto inviato a Bruxelles. L’autunno e’ arrivato ed anziche’ ”caldo”, come negli anni delle grandi rivendicazioni sindacali, potrebbe essere ”freddo” per la mancanza di ”carne al fuoco”, ossia di ingenti sostegni al mondo produttivo. 

Roberto Falleri


Torna alle notizie in home