Economia

Dazi, trattative a oltranza sul vino

L'Ue sospende da oggi le contromisure, scontro Trump-India, psicodramma Svizzera

di Giovanni Vasso -


Trattative a oltranza sul vino. Trattare, fino a non poterne più. L’Unione europea, in attesa della definizione della querelle tariffaria, ha deciso di sospendere, già da oggi, le contromisure sui dazi americani. Intanto, dalla Francia e dall’Italia si alza la voce del settore vitivinicolo che chiede alle istituzioni di non lesinare sforzi per salvare una delle voci più importanti dell’export europeo. Appello, questo, accolto dal governo Meloni che ieri ha incontrato i produttori nella Sala Verde di Palazzo Chigi.

Un summit, questo, importante. Che ribadisce l’impegno dell’esecutivo per tutelare la filiera vitivinicola nazionale. All’appuntamento, con Meloni e i rappresentanti della categoria, c’era anche il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida. L’impegno della premier è netto e pur salvando l’intesa sottoscritta in Scozia da Von der Leyen e Trump ha spiegato: “Sono sempre stata convinta che noi dovessimo fare del nostro meglio per arrivare ad un accordo quadro, ad una cornice entro la quale giocare alcune partite su alcuni settori, su alcune filiere, spiegando ai nostri amici e alleati americani che c’è una serie di prodotti che difficilmente possono essere rimpiazzati da produzioni nazionali. Questo vale molto per alcuni prodotti italiani, anche per quello del vino”. Quindi dopo aver promesso trattative per salvare il vino negli States ha ribadito: “Sul governo potete sempre contare. Siamo consapevoli di quanto il vostro lavoro sia fondamentale non solo per l’economia italiana ma anche per la reputazione della nostra Nazione”. Coldiretti ha accolto in maniera positiva le affermazioni di Meloni: “Penso – ha detto il presidente Ettore Prandini – che si stia lavorando, quello che ci ha fatto particolarmente piacere, detto dalle parole del ministro Lollobrigida, ma ribadito anche dalla Presidente del Consiglio, è che è aperta una trattativa con gli Stati Uniti tramite ovviamente le istituzioni europee per cercare di diminuire quella che sarebbe l’imposta sul vino e come noi chiediamo, da sempre come Coldiretti, di portarla esattamente a una situazione che sia paragonata ai superalcolici, quindi dazio zero in uscita, dazio zero in entrata”. Un obiettivo che, di sicuro, non arriverà a breve termine. Ma che si proverà a cogliere con le nuove trattative sul vino.

Donald Trump, ieri, ha spiegato di pensare a distribuire una sorta di “dividendo” dazi a favore degli americani. Le entrate fiscali degli Stati Uniti, con le gabelle alte imposte ai produttori stranieri, potrebbero consentire all’inquilino della Casa Bianca di varare una sorta di helicopter money, una politica monetaria per stimolare ancora di più i consumi. Per farlo, dovrà dribblare le resistenze e alle nuove nomine ha già messo mano. La più ambita delle poltrone è quella di Jerome Powell, governatore della Fed, a cui Trump ha dato l’ennesimo avviso di sfratto. Chissà se stavolta lo rispetterà. Intanto, mentre il consigliere Jamieson Greer ribadisce che la vicenda dazi è sostanzialmente conclusa e che quelli imposti rimarranno, sostanzialmente, gli stessi, esplode il caso India. Trump ha accusato Modi di dare soldi alla Russia, il governo indiano ha risposto che New Delhi continuerà a comprare petrolio dai russi. Sullo sfondo, la Cina che all’India guarda come a un rivale. E che potrebbe accogliere questa rottura, sancita dal presidente con la promessa di imporre “dazi altissimi”, con favore. “La scadenza del 12 agosto non vale per Pechino”, si son affrettati a rassicurare dalla Casa Bianca. Mentre c’è chi spera, ancora, di poter salvare il salvabile. Se con l’India è maretta, in Svizzera è scoppiato uno psicodramma con le tariffe al 39%. C’è chi ha scomodato la storia, addirittura la battaglia di Melegnano risalente a più di mezzo millennio fa, per descrivere la dimensione della sconfitta. Quello che non fecero, allora, i lanzichenecchi al soldo dei Francesi lo faranno, assicurano i più allarmati degli analisti elvetici, i dazi di Trump. Se gli svizzeri tremano, gli europei, intesi come Ue, non brillano per coraggio. E no, non sono solo i produttori di vino che sperano nelle nuove trattative a farlo. Bruxelles ha deciso di abbassare le armi, ammesso e non concesso che tali fossero, delle controsanzioni. Ma una dichiarazione congiunta, al momento, ancora non c’è. “L’ Ue continua a collaborare con gli Stati Uniti per finalizzare una dichiarazione congiunta, come concordato il 27 luglio”, ha spiegato il portavoce della Commissione Olof Gill: “Con questi obiettivi in mente, la Commissione adotterà le misure necessarie per sospendere di 6 mesi le contromisure dell’Ue contro gli Stati Uniti, che avrebbero dovuto entrare in vigore il 7 agosto. L’adozione delle misure necessarie da parte della Commissione è prevista per domani (oggi ndr), 5 agosto, tramite procedura d’urgenza”.


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