Tre inchieste e un campo in bilico, PD e M5S tra diffidenze, alleanze e il rischio della resa dei conti
Tensioni a sinistra per le indagini di Milano, Torino e Pesaro
Conte - Schlein
Il campo largo si restringe. Ancora una volta, rischia di franare sotto il peso di inchieste giudiziarie e vecchie ruggini irrisolte tra Pd e M5S. Da Torino a Milano, fino a Pesaro – e con lo sguardo puntato sulle prossime regionali nelle Marche e in Puglia – si consuma una crisi profonda, che riguarda non solo la tenuta dell’alleanza progressista, ma il suo stesso Dna politico ed etico.
Lo strappo di “campo” a Torino
È a Torino che lo strappo è più profondo. Le inchieste che coinvolgono il deputato Pd Mauro Laus (accusato di malversazione), l’assessore Domenico Carretta e la presidente del Consiglio comunale, Maria Grazia Grippo, fanno esplodere le tensioni. I tre, legati alla cooperativa Rear, sono figure chiave del sistema Pd e della giunta di Stefano Lo Russo. Andrea Russi, capogruppo M5S e figura di spicco dell’ala vicina a Chiara Appendino, colgono l’occasione per rompere gli indugi. Nessun automatismo tra indagini e giudizi, chiarisce. Ma il bersaglio è politico: il sistema di potere che, a suo dire, ha reso Lo Russo sindaco e oggi blocca ogni forma di rinnovamento. “Nulla cambierà mai”, afferma, escludendo di fatto ogni possibilità di sostenere una ricandidatura dell’attuale primo cittadino. Per i 5 Stelle, il campo largo torinese potrà esistere solo senza Lo Russo e senza “i burattinai del Pd”.
A Milano il M5Stelle gioca una partita diversa
A Milano, invece, i toni sono più cauti. Il M5S mantiene una linea più sobria. L’inchiesta choc sull’urbanistica travolge palazzo Marino e coinvolge numerosi tecnici e dirigenti comunali, compreso il sindaco Giuseppe Sala che è indagato, ma la sua posizione appare, al momento, più defilata. Il M5S, con il deputato Francesco Silvestri, critica duramente il modello di sviluppo urbano – “che penalizza i poveri e avvantaggia i ricchi” – ma senza attacchi personali al sindaco. Sala, seppur indipendente, resta per i 5 Stelle un interlocutore credibile, e l’alleanza non è messa in discussione. Il M5S gioca una partita diversa, più attenta agli equilibri e alle prospettive future, evitando rotture. Un atteggiamento che evidenzia la doppia anima del Movimento più intransigente dove sente di poter dettare l’agenda, più realista dove riconosce rapporti consolidati.
Il caso “Affidopoli” di Matteo Ricci
Così il caso di Matteo Ricci, eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro, agita le acque nelle Marche. Ricci è indagato per presunte irregolarità negli affidamenti diretti durante il suo mandato. Un’inchiesta – soprannominata “Affidopoli” – che, seppur legata a eventi culturali e opere minori, arriva per i dem nel peggior momento possibile: alla vigilia delle elezioni regionali dove Ricci è il candidato designato del centrosinistra. Il M5S reagisce con cautela. L’ex premier Conte non attacca frontalmente, ma gli chiede “chiarezza immediata” e dice che “una condotta disonesta sarebbe incompatibile con i nostri valori”. Segnale chiaro: l’alleanza non è scontata, e il passo indietro di Ricci potrebbe diventare una condizione. Intanto, a Roma si lavora per ricucire, con la segretaria Elly Schlein impegnata a disinnescare l’effetto domino. Non c’è dubbio che c’è un nodo etico e di riequilibrio interno.
Il campo largo in Puglia
In Puglia, in vista delle regionali, la trattativa è solo all’inizio, ma l’obiettivo è chiaro: costruire un’alleanza larga, progressista e credibile al di là delle reciproche diffidenze. Il campo largo, se mai dovrà prendere forma, ha ora la sua nuova palestra politica nel tacco d’Italia. Le segreterie nazionali osservano con attenzione. In tutte le situazioni, il filo rosso è la questione etica. La percezione della trasparenza e dell’onestà nella gestione pubblica è il terreno su cui il M5S cerca di recuperare centralità, sebbene irrigidisca il dialogo. Al contrario, il Pd appare appesantito da logiche correntizie e reti di potere che faticano a rinnovarsi. Un modo per ristabilire gli equilibri tra le due forze, dopo anni in cui i dem hanno fatto pesare la loro forza elettorale. Il campo largo rimane sulla carta il perno della strategia progressista. Oggi è un mosaico fragile, tenuto insieme da necessità più che da convinzioni comuni. Le inchieste, i personalismi, la mancanza di visione condivisa rendono il centrosinistra unito solo sulla carta, ma diviso nei fatti, e poco credibile agli occhi di molti elettori.
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